«Papà Ramella e quell’amore per il suo Varese»

Varese Calcio - Il “generale” Michele Ferri, dopo quattro partite, è già al comando della squadra

Quattro partite, per far capire che il Varese è la squadra da battere. Quattro partite, per mettere sull’attenti gli avversari. Quattro partite, per prendere il comando del plotone. Quattro partite, e il generale Michele Ferri è già un leader dei biancorossi, che guida dall’alto della sua immensa classe ed esperienza. Un solo gol preso, solidità, sacrificio e impegno per raggiungere l’obiettivo suo, della società e dei tifosi: vincere.

Sono contento. Le sensazioni che avevo sono state confermate: ci sono strutture, organizzazione, una società che ha voglia di dare il massimo. L’ambiente e i presupposti perfetti per lavorare nel miglior modo possibile.

A certi palcoscenici mi sono abituato, così ero concentrato solo sulla partita. Ci tenevamo molto a vincere a casa nostra e così è stato: perfetto.

No, mi ha stupito. Non ricordo di aver visto così tanta gente quando in passato ho giocato qui. Invece in queste prime partite ho sentito un grande attaccamento, che credo nasca dall’entusiasmo del campionato scorso e soprattutto dalla rinascita con una proprietà di varesini. Per un giocatore conta: più persone ci sono allo stadio e più si alza l’adrenalina. Si dice che il pubblico sia il 12o uomo: verissimo. E qui lo sto sentendo. Anche in trasferta abbiamo sempre giocato in casa: fa piacere ed è molto importante.

Penso a Palermo e Bergamo quando, vincendo il campionato di B, guadagnammo la A. A volte ripartire, soprattutto quando si vince, fa bene, perché porta un entusiasmo enorme.

Mi ha fatto piacere, è molto simpatica: l’anno scorso a Busto ero diventato Iron Man, quest’anno il Generale. Nel rompere le scatole, sì: mi riconosco. In campo sono un bel martello: quando c’è da lavorare e da giocare mi piace parlare, aiutare; anche discutere con l’arbitro. Poi, quando l’allenamento o la partita finisce, sono invece molto tranquillo.

Sì, siamo sulla strada giusta ma siamo anche consapevoli che serve lavorare per migliorare ancora. Domenica abbiamo vinto, ma non ero soddisfatto al 100%: per la squadra che siamo si può fare ancora di più, gestendo meglio certe situazioni. Serve ancora più cinismo: potevamo chiudere la partita e non lo abbiamo fatto. E ci è andata bene: se quella punizione fosse finita in porta avremmo guadagnato un solo punto. Il calcio è spietato, non si può regalare niente. Per ora non abbiamo fatto nulla: rimaniamo coi piedi per terra, testa bassa e lavorare. I nostri avversari sanno che affrontano il Varese e vorranno fare bella figura: sarà sempre più difficile.

Sono colpito: ho trovato un gruppo di ragazzi che sono grandi lavoratori. Che accettano critiche e consigli. La dimostrazione è stato Cusinato, entrato dalla panchina con grande spirito e determinazione. Sono tutti bravi e con margini di miglioramento: hanno tutto per salire di categoria. Sta a loro continuare così.

Per noi è come… un papà. Ci fa star bene, lavorare alla grande e, come domenica, toglie tensione ai giovani. E poi tiene in maniera speciale al Varese: ma questo non c’è bisogno che lo dica io, direi che si vede…

(ride) È un piccolo difetto che mi porto dietro. Mi piacerebbe, anche con un colpo di fortuna va bene. Devo crederci di più: ci proverò.