«Per sempre grato al mio “Betti”»

Bettinelli torna al Varese e il campione Leonardo Pavoletti ricorda la loro splendida salvezza in B di 3 anni fa

Chiedete di Leonardo a Varese, Leonardo Pavoletti. Chiedete ad un tifoso cosa rappresenti per un biancorosso Leonardo Pavoletti. L’ultimo eroe, cavaliere senza macchia e paura, umile, coraggioso.

“Pavoloso” è l’ultimo campione visto a Varese, quasi come se averlo qui in quella stagione fosse stata una benedizione divina: gol (tanti, 25), sacrificio, dedizione, ambizione. E salvezza, sul campo attraverso i playout. Una salvezza quasi insperata e riacciuffata per i capelli, e che porta due firme principali: la sua e quella di Stefano Bettinelli. La parabola calcistica dell’attaccante toscano è andata in costante crescendo, stagione dopo stagione, portandolo fino a Napoli. L’esatto contrario invece per ciò che riguarda il Varese. Certi ricordi e certe stagioni però non si cancellano, così come non si cancellano i rapporti, le relazioni umane.

Stefano Bettinelli, che è tornato giusto qualche giorno fa sulla panchina del Varese, ha allenato Pavoletti per sole quattro giornate nella sua carriera: le ultime due di campionato, contro Novara e Siena, e le due del playout, di nuovo contro il Novara. Tanto bastò per un colpo di fulmine tra i due, tanto bastò per creare un connubio, una sinergia di cuore e talento che permise al Varese di restare in Serie B anche per la stagione successiva. Poi come è andata lo sappiamo tutti.

In questi giorni, i giorni tormentati del ritorno di Bettinelli, abbiamo voluto chiedere proprio a Pavoletti di quello sprazzo di carriera trascorsa al fianco del mister. Leonardo parla di rapporto umano, di capacità, di talento, di tante cose: «Con il mister, “il Betti”, si è creato subito un rapporto che è stato breve ma intenso. Ho trovato un uomo vero e sincero, che crede nei sani principi dello sport. Era subentrato sulla panchina del Varese quando mancavano solo due partite alla fine del campionato, in una situazione in cui per noi era ormai impossibile scampare i playout. Ed è proprio qui che è venuto fuori il grande lavoro del mister».

In poco tempo, infatti, Bettinelli riuscì a dare un’anima ed una consapevolezza al Varese, a quella squadra che era reduce da sette sconfitte consecutive e non vedeva la luce: «Il mister riuscì in pochissimo tempo a ridarci la convinzione nei nostri mezzi e la cattiveria agonistica che serviva per superare quel momento. Soprattutto però ci fece tornare la voglia di essere un gruppo che remasse compatto verso un unico obiettivo, ossia la salvezza».

La felice esperienza di Varese fu un trampolino di lancio importante per Leo, nemmeno così immediato però: Pavoletti tornò al Sassuolo, proprietario del suo cartellino, senza però avere la fiducia di Di Francesco. La vera svolta fu il passaggio al Genoa a gennaio, però nel suo processo di crescita il passaggio a Varese rappresenta un momento davvero importante e lui non lo dimentica: «Varese è stata una tappa molto importante per la mia carriera con quei 25 gol che mi permisero di lanciarmi in massima seria passando dalla porta principale.

Ancora adesso sento il mister Bettinelli oltre a tanti ragazzi della squadra. Anche se non si raggiunsero grandi obiettivi, quello era lo stesso un bel gruppo. Ed oltre ai ragazzi della squadra, per fortuna, sento ancora tanti amici proprio di Varese. È bello perché non mancano mai di dimostrarmi il loro grande affetto ed il loro calore. Insomma, sarò grato per sempre a mister Bettinelli, al Varese e a tutta la città».