Poz, una regola per tutti «Adesso divertitevi»

Divertiti. E noi abbiamo aspettato una vita questa roba qui: abbiamo aspettato una vita per vedere questa parola scritta in uno spogliatoio. Anzi: nello spogliatoio. Divertiti. L’ha scritta il Poz, ovviamente, nel cartello che ha appeso davanti ai suoi giocatori al primo allenamento: ultima di sei regole che non vietano nulla ma che spingono a sognare (le altre? Rispetta e ama i tuoi compagni, non essere in ritardo, esci quando vuoi ma mai prima di una partita, dimmi sempre tutto, sono qui per aiutarti a realizzare il tuo sogno).

E noi in un attimo ci siamo messi nei panni dei giocatori che increduli si sono trovati di fronte questo matto. In un attimo ci siamo immedesimati nelle loro teste e nei loro pensieri, che dicevano tutti la stessa cosa: «Tutto quello che ho fatto nella mia carriera, l’ho fatto per arrivare qui in questo momento. L’ho fatto per farmi allenare da questo grande uomo».

Ed è ovvio: noi mica lo sappiamo come andrà a finire questa stagione, quante vittorie e quante sconfitte, quanti applausi e quanti fischi. Non lo sappiamo e siamo contenti di non saperlo. Però abbiamo la presunzione di sapere un paio di cose. La prima? Mai si era partiti con un entusiasmo del genere, con una curiosità tanto grande, con tutta questa voglia di vedere. La seconda? Quel “divertiti” non era rivolto solo ai giocatori: ma era rivolto a tutti quelli che c’erano ieri e ci saranno domani.

A ogni tifoso e a chi si affaccerà al palazzetto curioso per la prima volta. Divertiti: perché questo qui è il gioco più bello del mondo, e chi si prende troppo sul serio finisce scornato. Divertiti perché essere qui (a giocare una partita, a fare il tifo, ad allenare, a dirigere la società) è una fortuna, un onore da portare avanti senza musi lunghi o isterismi.

La gente aveva bisogno di questo. Perché arrivava da due anni difficili e tesi. Uno indimenticabile, passato a cullare un sogno e finito con il parquet pieno di monetine, bottigilette e rabbia. Uno da dimenticare, fatto di giocatori indegni e allenatori mai digeriti. La gente aveva bisogno di leggerezza, sorrisi e dolce follia: di sapere la loro squadra in mani buone, di essere i protagonisti della storia più bella. La gente aveva bisogno di Pozzecco.

Perché di una cosa siamo certi: si è partiti con il piede giusto. Perché le stagioni vincenti finiscono sempre con un’invasione di campo, tutti dentro a festeggiare e saltare di gioia. La stagione di Varese invece è talmente speciale che l’invasione di campo l’ha fatta all’inizio. Tutti dentro ad abbracciarsi, a fare foto, a darsi “cinque”.

E quell’atmosfera strana che c’è quando sta nascendo qualcosa che non si sa cosa sarà, ma si sa che comunque sarà bellissima. Una stagione in cui ci ritroveremo spesso a ripeterci il comandamento più bello, e insieme il più semplice: la parola magica per andare lontano, appesa nel cuore del nostro spogliatoio. Divertiti.

Francesco Caielli

© riproduzione riservata