«Puliti, genuini, veri. Una spinta in più? Sono i nostri tifosi»

Il nostro Filippo Brusa ha intervistato, in vista del derby contro il Legnano, il presidente del Varese Calcio Gabriele Ciavarrella

La classe non è acqua e lo stile di un presidente è la bandiera di una squadra di calcio. Nessuno può negare che quella del Varese si era molto sfilacciata con le precedenti gestioni e il collasso del vecchio club parla, in questo senso, più di ogni altro fatto. Dopo la rifondazione dell’estate scorsa, però, la società ha guadagnato in termini di reputazione e, sotto questo aspetto, non ha nulla da imparare Gabriele Ciavarrella, presidente che non si piega mai alle polemiche – neppure a quelle di avvicinamento al derby di domenica con il Legnano – e sa rispondere con classe alle provocazioni.

Certo anche perché il clima da derby è già ben vivo.

Queste polemiche facili non interessano al Varese. Il Legnano è una squadra blasonata e credo che l’attenzione su di noi dipenda dal fatto che siamo diventati, per i nostri avversari, l’elemento scomodo, la sorpresa del campionato. Domenica si conoscerà il risultato definitivo. Che vinca il migliore, ma è normale che il Varese abbia una spinta in più: sono i tifosi di cui non possiamo, né vogliamo, fare a meno.

Abbiamo ereditato, in parte, e in parte conquistato il pubblico con l’ottimo lavoro quotidiano della dirigenza. Io e i miei collaboratori siamo stati capaci di ridare vita al fulcro che c’era già e si stava spegnendo. Lo abbiamo riacceso con grande entusiasmo e se siamo primi lo siamo con l’aiuto dei tifosi. Sì: la gente è il nostro punto di forza. Diciamolo pure al Legnano.

Ecco, bisogna considerare i fatti per quelli che sono. E mi riferisco anche a critiche immotivate e tentativi di screditare il nostro lavoro. Certo ci sta qualche spallata, ma non sopporto chi dice cose prive di fondamento e, ad esempio, osservi che era meglio se il Varese stava in B. È una ovvietà, ma bisogna avere il coraggio di considerare la realtà. Siamo in Eccellenza e stiamo lavorando per tornare in alto. Se ci sono duemila spettatori a partita e un legame unico e forte fra calciatori, tifosi, dirigenti e città, qualcuno lo ha capito.

Mi chiedono di andare avanti così e di non cambiare questo modello che sta piacendo perché è pulito, genuino e vero. Mi chiedono anche la garanzia che il Varese continuerà a esistere. Sono pronto a dire che abbiamo le risorse per chiudere in bellezza questo campionato e anche per guardare con fiducia alla prossima stagione. Gli stipendi vengono puntualmente pagati, non abbiamo debiti e per l’anno che verrà potremo contare su nuovi sponsor. In più mi sento di fare una rassicurazione sullo stadio: un pool di professionisti sta analizzando sostenibilità e fattibilità di quello che per ora è solo un progetto. Per favore lasciamo fuori questo tema dalla prossima campagna elettorale.

Un settore giovanile forte. Il vivaio è sempre stata l’anima biancorossa e stiamo già facendo forti investimenti per potenziare l’area degli osservatori, che seguiranno partite dei Giovanissimi e di altre categorie per portare al Varese ragazzi di talento: loro sono il futuro.

È in ottima forma: merito di Melosi. Ogni giocatore scalpita per entrare in campo e gli ingranaggi funzionano alla perfezione. In difesa siamo impenetrabili e Gheller, che compirà 41 anni, è uno fuori categoria. Che dire poi del tridente con tre assi come Giovio, Piraccini e Marrazzo? Quest’ultimo ha un attaccamento splendido e lo si è capito, per l’ennesima volta, domenica con il Fenegrò: non voleva uscire ma era diffidato e non volevamo rischi in vista del derby. Come i compagni ha lo stemma del Varese stampato sul cuore. E fra i dirigenti il discorso non cambia: il vicepresidente Galparoli il tatuaggio se l’è fatto veramente.

All’inizio mi sentivo inesperto ma il confronto con Giorgio Scapini, direttore sportivo che mi ha fatto capire tante cose dandomi consigli utili, mi ha aperto un mondo. Sono uno razionale, meticoloso e pignolo. I risultati si ottengono con il sacrificio e con il gruppo. Non conosco altre strade. Il segreto del Varese Calcio è che tutti, compresi magazziniere e lavandaia, hanno in mente di lavorare per il bene dei colori biancorossi. E sanno mettersi in gioco per questo.

Che lo aspetto in tribuna domenica insieme alla sua dirigenza: sarà un gran derby.