Quando l’Artiglio graffiava a Milano. «Maledetto il canestro di LaRue…»

Attilio Caja e le sfide vissute dall’altra parte della barricata: cinque vittorie su otto gare

Otto derby vissuti sulla panchina meneghina, tra Palalido e Forum di Assago. Il bilancio non è per nulla male: 5 vittorie e 3 sconfitte.
Nella storia di Varese-Milano entra di diritto anche coach Attilio Caja, due stagioni e mezzo alla guida dell’Olimpia. Dalla chiamata del mentore Corbelli (estate 2002) a quel 3-0 subito da una Siena già intenta a costruire la propria dinastia (maggio 2008) c’è un libro compilato in attimi, partite e giocatori che racconta un pezzo di basket di inizio secolo: «Ero

a Roma, Giorgio Corbelli prese Milano e mi volle con sè – sfoglia le pagine il coach – Fu una stagione importante, positiva, “girata” dall’inserimento di un campione come Peter Naumoski». All’ombra del Duomo non sono ancora arrivati i soldi di Armani: Milano gioca bene, arriva 5° in stagione regolare e vince entrambe le sfide contro la Varese prima di Beugnot poi di Dodo Rusconi. Ai playoff la solfa cambia: «Incontriamo la Metis negli ottavi. Loro ci sorprendono ed espugnano il Lido in gara 1, noi andiamo a vincere di 24 a Masnago e arriviamo a gara 3, convinti non dico che fosse una formalità passare il turno, ma quasi…». Invece il finale di partita, rocambolesco, dà ragione ai biancorossi di provincia: «Ultima azione, noi sopra di due: entrata di Meneghin che viene stoppato da Rancik; la palla carambola lontano, la raccoglie LaRue che infila la tripla decisiva all’ultimo secondo. Una beffa difficile da digerire…». In quella versione dei cugini c’era anche Claudio Coldebella: «Carisma e gioco di squadra – lo descrive Caja – Rispetto all’inizio della carriera aveva perso pericolosità offensiva, ma in Grecia era diventato ancora più forte in difesa».

Il 2003/2004 è agrodolce. La Breil di Caja punta all’Uleb per espressa consegna societaria: «Prima fase ottima, battemmo anche il Real a Madrid in quella che è rimasta l’ultima vittoria di Milano in casa degli spagnoli. Poi incontrammo il Badalona di Rubio e Rudy Fernandez e fummo eliminati. Si disse che avevamo perso contro una squadra di giovani: beh, quei giovani da qualche parte sono arrivati…». Per “Artiglio” la sconfitta vale il game-over. Ma non “in aeternum…”

Stagione 2007/2008: al Forum si deve sostituire un deludente Markovski, Caja torna di moda: «E non perdemmo più, per tutto il campionato, due partite di fila, pur giocando l’Eurolega contro avversari del calibro di Cibona, Maccabi, Malaga e Lietuvos Rytas». Era la Milano di Danilo Gallinari, che Caja consacrò come leader a 20 anni non ancora compiuti: «Sapeva già fare tutto: giocava senza palla in modo divino, il tiro era affidabile, dava una mano a rimbalzo. Ad ogni match, su qualunque campo, c’erano scout Nba che venivano ad osservarlo: il problema è che questo motivava alla grande gli americani delle altre squadre…». Tra di loro c’è il “varesino” Delonte Holland, ultima speranza biancorossa di un’annata sportivamente tragica che si concluse con la retrocessione di Varese in seconda serie. Quella Cimberio perse entrambi i derby stagionali contro Caja, il secondo sotto al Sacro Monte nonostante una prova mostruosa proprio di Holland: 50 punti.

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