Quelle tessere che nascondono una ritrovata tranquillità

Basket - Si è conclusa la prima fase della campagna abbonamenti: già 1752 fedelissimi hanno detto di sì

Ieri si è chiusa la prima fase della campagna abbonamenti: 1752 tessere staccate. L’anno scorso, al termine della prima fase (con tre giorni di apertura in più), gli abbonamenti sottoscritti erano stati 1632. Questi sono i numeri, freddi e distaccati come solo loro sono capaci di fare: che c’è bisogno di leggerli bene, per capire cosa vogliono dirti.

Proviamo. I tifosi di Varese ormai li conosciamo: c’è il famoso e pluricitato “zoccolo duro”, fatto di gente che c’è: c’è sempre stata e sempre ci sarà. Questi pazzi l’abbonamento l’andrebbero a fare comunque, al di là della categoria e delle aspettative.

Poi ci sono gli altri: quelli che decidono di volta in volta, quelli che si entusiasmano o si deprimono, quelle che vanno al botteghino dopo averci pensato. Dello zoccolo duro abbiamo parlato tanto, e giustamente: adesso andiamo a vedere gli altri, che oggi ci interessano loro. Perché sono il termometro di quel che ci si aspetta, di quello che pensa la piazza. Andiamo indietro con gli anni, tanto per far capire dove vogliamo andare a parare.

Dopo la sanguinosa retrocessione del 2008, la gente di Varese andò in massa ad abbonarsi, ricordate? Non c’era una squadra, si andava verso l’inferno della LegaDue, eppure ci si fidò di un progetto e di quella ventata d’aria nuova portata da Cecco Vescovi. Boom d’abbonati anche dopo la stagione degli Indimenticabili di Vitucci, quando corsero ai botteghini quelli che si erano fatti travolgere da quell’annata splendida e maledetta. L’anno dopo l’accoppiata Frates-Bizzozi aveva spento un po’ gli entusiasmi, ma ci aveva pensato un sogno chiamato Pozzecco a infiammare la città, cosa che non accadde l’anno scorso (la cattiva gestione del licenziamento di Caja, le incertezze societarie).

Facciamola breve: Varese, per fare quel salto in più nella campagna abbonamenti, ha bisogno di qualcosa. Qualcosa per entusiasmarsi, e non deve necessariamente essere una squadra già bell’e fatta. Quest’anno, quel qualcosa, è stato trovato: ecco cosa ci dicono i numeri, ecco cosa ci dice il termometro. Cos’è stato a far scattare la scintilla? Beh, noi un’idea ce l’abbiamo. Tutti quanti hanno visto e toccato con mano un cambiamento, importante e radicale, avvenuto ai piani alti: l’ingresso in società di Toto Bulgheroni (qui siamo di parte, lo ammettiamo: ma questo è davvero l’acquisto dell’anno), l’arrivo di una figura come Claudio Coldebella (del quale stiamo apprezzando i silenzi più che le parole, i fatti più che le promesse). C’è una squadra ancora da completare, c’è un futuro da immaginare, ma per la prima volta da un po’ di tempo ci sono delle certezze alla base, nel manico. Erano passate troppe estate di “vedremo” dall’ultima volta in cui ci eravamo sentiti così. Così come? Così… così tranquilli. n