Sassari – Varese: le pagelle biancorosse

Fabio Gandini dà i voti ai ragazzi di Attilio Caja dopo la vittoria (79-71) contro la Dinamo di Meo Sacchetti

Dallo stop di fine febbraio non si è più ripreso, ormai è un dato di fatto che si conferma di giornata in giornata. Vaga per il campo per 18 minuti, fantasma in attacco e impalpabile dietro. Poi piglia uno sfondamento decisivo, ma non basta a salvarlo.

Ci ostiniamo nel non volerlo giudicare: comparsate oneste di un giocatore non adatto alla serie A.

La sua leadership è nelle cifre e nello spirito: le prime sono sontuose (21 punti, 8 rimbalzi, 7 assist e 7 falli subiti), condite dalla precisione al tiro salvo che oltre l’arco; il secondo (da capobranco per 40 minuti 40) dimostra come si sia preso con la tecnica e l’intelligenza superiore al contorno il proscenio della squadra.

Un bel voto, conquistato con la precisione delle giocate che incanalano finalmente una buona volontà che, in realtà, non è mai mancata. Si merita tutti i 18 minuti concessi sul parquet da Caja: la mano non trema al tiro ed è capace di catturare buoni rimbalzi.

Il “cagnone” Lawal è un problema da contenere in difesa – per peso specifico e straripante fisicità – ma lascia a suo volta campo libero dietro: Johndre ne approfitta all’inizio, poi scompare. Partita difficile la sua, anche perché trova poco spazio: nel momento della lotta, Caja gli preferisce spesso e volentieri Callahan.

Meno appariscente e volenteroso del recente passato, ma non fa danni durante la permanenza nella contesa. Cinque punti e 20 minuti, dando una mano su un Sanders in giornata.

Il dolore al piede – che ne metteva a rischio la partecipazione al match – durante i 40 minuti è solo un brutto ricordo: lo spirito da “fighter” è ai massimi storici. La mano dall’angolo è a posto, la presenza sotto le plance si fa sentire in attacco e in difesa.

Tre quarti di vacanza ben pagata, sognando tra sull rettangolo di gioco le spiagge bianche e l’acqua blu. Poi si sveglia, con un sensibile contributo in retroguardia nell’arroccamento finale e una giocata d’autore in attacco.

La sua partita offensiva è bulimica: la palla passa da lui spesso e volentieri e il nativo di Kinshasa si trova a meraviglia nel ruolo di uomo solo al comando. Tira male, ma è una stella imprescindibile per l’esuberanza che mette sempre gli avversari in difficoltà. In difesa non lesina mai il suo contributo.