Scusaci tanto, Meo. Gli dei ora amano Varese

Tre giorni dopo la bomba decisiva contro l’Asvel, è ancora Kangur a fare le fortune dell’Openjobmetis. Questa volta il suo tiro “disperato” vale il supplementare, nel quale i biancorossi hanno la meglio sul grande ex

Nel correre fuori dal PalA2A – la partita non ancora finita e l’eco del palazzetto, che applaude le ultime prodezze, a rincorrerti – la domanda che ti frulla per la testa, mentre cerchi di non incespicare e di fiondarti in macchina per evitare il traffico, è una e soltanto una: Varese si merita l’amore degli dei?
Non sappiamo se sia stato Giove a indirizzare la preghiera di Kristjan Kangur – all’ultimo secondo, ancora una volta – in fondo alla retina. Oppure, chissà, magari è responsabile il tocco femminile di Giunone. Oppure ancora il braccio malfermo di Bacco, rubicondo e divertito davanti a questa armata assai gioiosa ma non ancora pienamente consapevole della propria forza.

L’identikit divino lascia il tempo che trova davanti alla ben più importante constatazione dell’acclarata esistenza di qualcosa di trascendentale, quest’anno, tra le mura del tempio: mercoledì contro Villeurbanne, ieri contro Brindisi.
Qualcuno – ribadiamo: quest’anno – dall’alto ci guarda, quasi volesse ripagarci da tutte le delusioni accumulate nelle ultime stagioni, quasi volesse smistare un po’ di sano “culo” a chi l’estate scorsa ha avuto il coraggio di fare una rivoluzione nel segno della competenza, quasi accordasse una buona dose di fiducia agli imperfetti, scommettendo nel loro miglioramento. Così, quasi sulla parola.

Varese si merita l’amore degli dei? Prima di azzardare qualche risposta – mentre nella capoccia scorre il film di un “gancio” da 9 metri che non doveva entrare, Masnago che esplode e tu che pensi che sì, in fondo, certe emozioni non te le eri dimenticate, nonostante ripetute domeniche di Galloway e Thompson e compagnia cantante… – ci sia permesso un abbraccio al Meo. Quando i suoi due metri varcano le soglie del parterre, in piazzale Gramsci è

sempre una gran festa, l’applauso collettivo è religioso e inappuntabile e l’abbraccio ha le sembianze di quello a un eterno amico. Ce la siamo meritata questa fortuna, Meo? Tu diresti di no, visto che ci hai teso una trappola che ha funzionato per 39 minuti e spicci: l’Enel corre e l’Openjobmetis la rincorre, a tratti come un pollo che si crede un’aquila. E poi: chi si ostina a “soloneggiare” che le squadre di Sacchetti non difendono? Chiedetelo alle 18 palle perse dei locali, provocate spesso da scontri caporioni contro il muro eretto dagli adepti (i lunghi M’Baye e Carter in particolare) del gigante di Altamura. Sì, Meo, lo sappiamo: dei o non dei, questa battaglia la meritavi tu. Era tua.

C’è un però, un però anch’esso profumato da un sentore di ultraterreno: la squadra di Paolo Moretti (da benedire, soprattutto quando tira cazziatoni epocali ai giovani fenomeni Pelle e Avramovic: lo ringrazierete, il maestro, ragazzi…) ha preso il fascinoso vizio di essere immortale. Gli dei l’aiutano perchè in lei scorgono qualcosa di divino, come Giove che prese a sè Ercole nell’Olimpo dopo averne percepito la stoica resistenza a seguito dello scontro con il centauro.

A tratti cicala, a tratti debordante (come quando recupera i parziali avversari come se fossero acqua fresca), saltuariamente farfallona in difesa, spuntata in attacco per il secondo match di fila (le medie finali al tiro, 50% da 2 e 33% da tre, sono accettabili, ma per lunghi tratti si è navigato sotto il 40% totale), eppure vincente, questa Varese sa vincere. Come è un dettaglio, ma è capace di farlo.

“Media inglese” rispettata, futuro pieno di speranze: per una volta non sono i giovani quelli da ringraziare. Reverenza a Maynor: pattine ai piedi? Sì, ma mani di velluto e cuore da acciaio (al netto dei liberi sbagliati): nel supplementare la vince da solo, di classe. Inchino ad Anosike: cambi difensivi poetici, solite caterve di rimbalzi, presenza, testosterone. Grazie, infine, a quel dio sceso in terra di Kangur: nell’epica estone non c’è spazio per la tracotanza di chi gli dei li sfida apertamente e senza paura. Si dice che su al nord, cestisticamente parlando, siano monoteisti. Adoro Kangur, nostro signore dei buzzer-beater. Il dio dagli occhi di ghiaccio.

Maynor 18 (3-10, 3-5), Johnson 12 (1-3, 2-8), Eyenga 18 (6-8, 1-4), Kangur 11 (2-2, 1-6), Anosike 5 (2-2); Avramovic 9 (2-4, 1-4), Pelle 10 (4-6), Cavaliero 4 (0-2, 1-4), Campani 4 (1-5, 0-2). Ne: Bulleri, Canavesi, Ferrero. All. Moretti.

Scott 18 (6-11, 1-4), Goss 11 (2-2, 2-8), Cardillo 2 (0-1, 0-3), M’Baye 17 (8-11, 0-1), Carter 15 (3-5, 2-4), Agbelese 10 (4-5), English 8 (1-5, 2-7), Spanghero (0-2, 0-2). Ne: Fiusco, Donzelli, Sgobba. All. Sacchetti.

Sahin, Aronne, Paglialunga.

Da 2: V 21-42, B 24-43. Da 3: V 10-33, B 7-29. Tl: V 19-31, B 12-16. Rimbalzi: V 51 (17 off., Anosike, Pelle 12), B 39 (8 off., Scott 6). Assist: V 18 (Maynor 6), B 14 (Scott, English, Goss 3). Perse: V 18 (Anosike 4), B 18 (Carter 5). Recuperate: V 7 (Kangur 4), B 10 (Cardillo 4). Usc. 5 falli: Agbelese, Goss. F. antisportivo: Cavaliero (10,31). F. tecnico ad Agbelese (32.11). Spettatori: 4.046. Incasso: 60.358 euro.

Qui trovate le nostre pagelle:

Kangur e il suo canestro impensabile. Maynor inizia a illuminare Masnago