Senza Arcelli, è tutto più difficile. I suoi insegnamenti vivono in noi

Il preparatore atletico del Leicester campione d’Inghilterra Andrea Azzalin era un allievo del Professore scomparso nel 2015



Francesca Arcelli sta raccogliendo le testimonianze di chi ha conosciuto il padre Enrico Arcelli per raccontare «ai figli chi fosse il nonno». Questo il pensiero di Andrea Azzalin, preparatore atletico del Leicester campione d’Inghilterra e allievo dell’indimenticato Professore

Perché allo sport manca il dottor Enrico Arcelli?
Rispondere a questa domanda, di primo acchito, mi è sembrato molto facile. Poi però, prendendo carta e penna, ti rendi conto di chi stai parlando, ed allora dare una risposta secca e semplice diventa più complesso. Non di certo perché manchino le parole per descrivere un pezzo di storia recente dello sport italiano e del mondo accademico legato alle scienze motorie, quanto per la consapevolezza che descrivere nel modo migliore quanto fatto da Arcelli sia un compito arduo! Enrico manca al mondo dello sport per tantissime ragioni.

Ha dato un senso al ruolo del preparatore fisico, autodefinendosi tale negli anni di lustro del Varese Calcio e della Ignis, arrivando ai massimi livelli in Italia e collaborando con atletici olimpici in ogni parte del globo. Già questo basterebbe per chiudere qui. Ma se guardiamo oltre, come piaceva fare a lui, Enrico ha rappresentato l’essenza dello sport visto dalla parte di chi lo somministra: perché è sempre stato il primo testimone del sacrificio e della motivazione, testando ogni forma di allenamento prima di proporla a qualsivoglia atleta si presentasse alla sua corte di Sant’Ambrogio; perché è il leader indiscusso del sapere in ambito di preparazione fisica ed alimentazione; perché amava tracciare la linea per raggiungere nuovi, importanti e stimolanti obiettivi. Obiettivi talvolta tanto lontani da poter sembrare inappropriati, ma che alla fine del cammino ci si rendeva conto che quello sbilanciarsi era stato frutto di un percorso che lui, con il cuore e con la mente, aveva corso prima di tutti gli altri. E di cui, soprattutto, e solo lui, sapeva già anche il finale. Per chi è stato suo ammiratore prima e allievo poi, ad un certo punto quella figura sfuocata sullo sfondo diveniva una bellissima e nitida fotografia. Per alcuni la fotografia è nitida da molti anni e sempre più ricca; per altri, come me, quella fotografia sta diventando tutto ciò che lui disse in uno dei tanti pomeriggi passati nel suo studio. Quello studio pieno di libri e di umiltà.

Perché alla scienza manca il dottor Enrico Arcelli?
Anche in questo caso Arcelli ha avuto un ruolo molto importante. È stato infatti un grande testimonial del sapere per tutti, a volte screditato da gente invidiosa e poco informata, proprio per questa sua spiccata qualità. Era in grado di tradurre concetti complessi in modo che potessero essere compresi dalla maggior parte degli addetti ai lavori, e i suoi libri ancora oggi risultano essere un punto di riferimento per tantissimi professionisti del mondo dello sport, oltreché per semplici amanti dell’attività fisica. Ha tracciato linee guida per l’alimentazione dello sportivo, insistendo sull’importanza di aspetti semplici, precisi, ed efficaci. Ecco quindi perché Enrico Arcelli manca. Perché se è vero che la strada è stata segnata, portarla avanti con questi crismi sarà un compito arduo; una di quelle fotografie al momento ancora nebulose. Ma se ognuno di noi, di quelli che veramente hanno appreso anche un solo, singolo aspetto positivo da lui, sarà in grado di lavorare con passione, entusiasmo, competenza, professionalità e voglia di migliorare ogni giorno, anche solo un centimetro rispetto al giorno precedente, la fotografia non potrà che divenire un bellissimo quadro nitido e ricco di colori.

Grazie di tutto, Enrico.