«Senza soldi, costretti ai patti col diavolo»

Giuseppe D’Aniello, direttore generale del Varese, risponde alle domande de La Provincia: «Laurenza avrebbe dovuto mollare prima. E noi chiamare Sogliano nei tempi e nei modi corretti»

Il comandante non c’è più da mesi, la barca è quasi affondata, quei cani da guardia rompiballe della “Provincia” hanno osato addirittura mettere una foto nera in prima pagina dove una volta campeggiavano quelle di De Luca o Sannino, e dopo avere cannoneggiato Montemurro, Laurenza, Imborgia e Cassarà, rimpiangono un giorno sì e l’altro pure l’aria pulita dei dilettanti. Qualcuno sospetta pure che nella loro redazione, dal cui pennone continua a sventolare su via Marcobi una bandiera biancorossa, si svolgano riunioni carbonare per pianificare il nuovo Varese.

«Perché non entriamo nella bocca del leone» deve avere pensato Giuseppe D’Aniello prima delle 15 di ieri, quando ha fatto capolino davanti al “nemico”, accolto ovviamente dal poster-copertina del 13 giugno 2010 con la foto di Zecchin sulle spalle di Sean Sogliano e Beppe Sannino nel Franco Ossola in delirio. Su quella foto, una scritta provocatoria e premonitrice: “Torneremo in serie B”.


Non ho nulla da nascondere e non scappo, sparate pure.


Io decido dal 1° luglio 2014, prima ero il segretario generale: Montemurro voleva mandare via anche me, Laurenza gliel’ha impedito. Tutte le scelte compiute dall’estate scorsa a oggi, col senno del poi, sono sbagliate ma nel momento in cui le abbiamo prese erano obbligate perché non avevamo un euro e non avevamo scelta, altrimenti saremmo già falliti.


Preferivate che questo povero cristiano e una società dalle tasche vuote avesse portato i libri in tribunale a ottobre? Mi avreste rincorso con i forconi fino a Napoli perché anche voi, allora, credevate nella salvezza di questa squadra come ci credevo io. Non avreste accettato i 925mila euro di Imborgia se erano gli unici con cui evitare altre penalità (almeno 4 punti) e la retrocessione con mesi d’anticipo?


Assolutamente sì: chiamando Sogliano nei modi e nei tempi giusti, avremmo ottenuto un appoggio.


Palle. Scade a fine giugno, c’è un’opzione di rinnovo che metterò nelle mani dei nuovi proprietari: decideranno loro lo staff e il mio destino. Non si troveranno nessun D’Aniello tra i piedi, a meno che siano loro a volerlo.


Io credo che per morire ci sia sempre tempo. E credo nelle persone che ho incontrato.

Uno è di Varese, l’altro di fuori Varese, il terzo è una società svizzera. E c’è un interessamento estero. Uno dei quattro è legato forse all’unica persona della società che il vostro giornale ha sempre detto di amare.


Perché non è vero quello che scrivete, e cioè che ripartire dai dilettanti è l’unica salvezza.


Perché è più facile ricostruire da zero in Lega Pro che in serie D, ed è più facile tornare in serie B.