«Serve un garante per salvare il Varese. E un tavolo con le persone che lo amano»

Gabriele Ciavarrella suggerisce la strada: «Istituzioni unite, ripartiamo dal vivaio. E da gente come Sogliano e Scapini»

Al cuore – dopo essersi colorato di biancorosso in un’indimenticabile estate di sogni e rinascita – non si comanda. Nemmeno dopo un allontanamento forzato, nemmeno dopo accuse e bugie, nemmeno dopo rabbia e delusione. Così, quando si parla di Varese Calcio con Gabriele Ciavarrella (per molti, ancora oggi, “il Pres”), dalla sua voce emergono passione e sentimento. E, quel che può di certo essere utile in questo momento difficile, dalla sua testa escono idee e proposte. Con la chiarezza e la semplicità di sempre, cercando di evitare ciò che è stato (del passato, per chiarezza, si parlerà comunque) e, invece, provando a costruire ciò che sarà, dovrà o potrà essere.


Quanto successo è noto e ha riempito le pagine dei giornali. Io ho lasciato con dolore e commozione. Il nostro piano di fattibilità, presentato nel confronto in sede a marzo, ci è stato detto non essere sufficiente. Così ci facemmo da parte, con umiltà e chiarezza, seppur dispiaciuti, per il bene del Varese.

Si parlò di progetti milionari con Baraldi, di raggiungere la Serie B in tre anni. Con l’addio di Baraldi, io ed Enzo Rosa ci rendemmo ancora disponibili con un pool di imprenditori (in quell’occasione i soci di minoranza dichiararono la disponibilità di 1 milione e mezzo di euro per sistemare e rilanciare la società, ndr). Anche in questo caso ci venne chiesto di farci da parte: a quel punto abbiamo messo il punto finale sull’avventura.


Di fronte a una somma così importante non potevamo né volevamo partecipare: cedendo gratuitamente le quote ancora in nostro possesso, ci siamo fatti da parte definitivamente. Apprendo dai giornali che quell’aumento non è mai stato versato: dispiace, perché avrebbe potuto dare solidità. Purtroppo, ancora una volta, ai proclami non seguirono i fatti. Non voglio però tornare ancora sul passato: ciò che è stato, è stato, e tutti lo conoscono. Dobbiamo guardare avanti.

Il discorso non è spendere troppo, ma spendere bene. In quel momento era importante vincere per creare entusiasmo: per i tifosi, e anche per avvicinare nuove persone e coinvolgerle nel progetto. Un progetto che ha avuto grande impatto e seguito, un progetto nato, voluto e condiviso con l’allora sindaco Attilio Fontana per la città di Varese e per i suoi giovani. Chi è venuto dopo ha puntato su altro: l’errore credo sia stato aver voluto correre troppo. E aver fatto proclami che non si sono mai realizzati, che oltretutto hanno allontanato i tanti tra grandi e piccoli sponsor che avevano partecipato il primo anno: quando si è parlato di certe risorse così importanti, ciò che si è percepito e che non ci fosse più bisogno di aiuto.


Da fondatore, come Piero (Galparoli, ndr) e Enzo (Rosa, ndr), sono davvero addolorato nel vedere in difficoltà il Varese. Noi ci facemmo da parte consapevoli di non poter sostenere un impegno così importante. E allo stesso modo ha fatto oggi Paolo Basile, che ha spiegato di non poter andare avanti da solo. Chiede aiuto, lo stesso che dal primo giorno abbiamo chiesto al sindaco, agli imprenditori, ai fornitori, alla città: allora la risposta fu positiva. Oggi tornare sui cocci rotti diventa più difficile.

Di un interesse delle istituzioni, che guidino questa situazione di crisi facendosi garanti. Serve un tavolo di progetto e di condivisione, serio, dove mettere le basi. Un tavolo a cui devono sedere il sindaco Davide Galimberti, l’assessore allo sport Dino De Simone, e anche le persone che si sono spese per il Varese come l’onorevole Giancarlo Giorgetti. E, insieme a loro, per ricostruire il motore c’è bisogno di interpellare e avere vicine persone che conoscono il mondo del calcio: mi vengono in mente Sean Sogliano,

Giorgio Scapini… Insieme, bisogna impostare un progetto, che se necessario sia di risanamento, o comunque di proiezione al futuro. Che garantisca, insomma, la sopravvivenza del Varese. Un progetto che deve passare dal settore giovanile e, soprattutto, dal territorio, il bacino giusto anche per la ricerca dei giocatori. Scegliere come presidente del settore giovanile Marco Caccianiga è stata la scelta migliore: ma deve essere messo nelle condizioni di poter fare, con un piano marketing, strutture e campi a disposizione. La Scuola Calcio e il Settore Giovanile hanno sempre lavorato nel migliore dei modi e un rilancio dal vivaio porta vantaggi nel futuro: qui è sempre stato così e questo deve essere sempre un valore aggiunto.

Ha fatto la cosa giusta: ha alzato la mano e chiesto aiuto. Spero che le istituzioni possano aiutarlo: senza questa garanzia, gli imprenditori del territorio restano diffidenti su un progetto che ha perso di credibilità. Basile è disposto a sedersi al tavolo per trovare una soluzione, ma ciò va fatto nelle sedi giuste. Da solo è impossibile andare avanti: per lui, per me, per chiunque. Di Giovanni Borghi ce n’è stato uno e non ce ne sono più. Oggi l’unica via è frazionare un impegno importante, anche accettando di essere una “minoranza”: un macigno non lo può portare nessuno. Ma se invece di un macigno ci sono tanti piccoli sassolini…

No, quel pool no: chi c’era ha fatto altre scelte, preso altre strade. Ma di pool ce ne possono essere altri, perché non è vero che del Varese non importi a nessuno, anzi: interessa a tanti. Ma deve essere un Varese di Varese e per Varese. E, di certo, non un Varese che esce ferito sulle pagine dei giornali nazionali per gli errori che fa. Parlo da imprenditore: una sponsorizzazione, anche importante, si può fare; ma solo a fronte di un progetto che può durare, con persone note e basi credibili. I tavoli si rifanno, gli imprenditori si ritrovano. Ma per unirli, come fu nella rifondazione, deve esserci un percorso. Anche lento, ma sostenibile. E soprattutto con massima trasparenza e chiarezza: ecco perché è necessario ci sia un garante.


Io sono uno di loro: seguo le cronache e ho visto che i risultati stanno cominciando ad arrivare. Si può salvare? Spero di sì. E dico di sì, se seguirà la strada giusta.