Silenzio, oggi parla il derby. E chi ha paura resti a casa

Alle 12 (in diretta su Sky) scintille a Masnago: arriva Milano. Fuori Cavaliero e Campani, Repesa deve rinunciare a Gentile

Nel mezzogiorno del basket la scelta non sarà un semplice ballottaggio tra digestione e indigestione, tra pietanze superbe o piatti disgustosi, tra cucina d’eccellenza o bettola pronta per l’ufficio di igiene. La varietà di sfumature da analizzare in quello che sarà il responso del campo su cui si esibiranno Varese e Milano è talmente ampia da richiamare a soccorso prudenza e realismo.

In fondo lo ha detto a chiare lettere anche Paolo Moretti: «Non siamo improvvisamente diventati biondi con gli occhi azzurri». Tre partite vinte di fila, quattro successi nelle ultime cinque gare e quei segnali di crescita nella mentalità e nel gioco mostrati dalla truppa biancorossa non bastano a pensare di poter assistere a un derby con un pronostico realmente aperto, né a sottacere le differenze che intercorrono tra due squadre che appartengono a mondi diversi all’interno

della serie A.
Openjobmetis contro Ea7 (palla a due appunto alle 12, con diretta dal Palawhirlpool sul nostro sito www.laprovinciadivarese.it) è in primis lo scontro tra una prima in classifica e una formazione che veleggia intorno all’ottavo posto, dopo essere stata per un intero girone fra le grinfie della zona retrocessione. È un confronto fra un organico costruito per arrivare in fondo ovunque (campionato, Eurolega e Coppa Italia) e uno che avrebbe il compito massimo di conquistare i playoff. È una tenzone fra una realtà sicuramente in crescita rispetto all’ombra spettrale che si è aggirata sui campi italiani e europei per mesi e un’altra che, dopo aver fallito il primo obbiettivo di cui sopra, sta ritrovando almeno la fiducia necessaria per imporre la voce grossa tra i confini nazionali.

Desideri, aspettative e reazioni dovranno dunque essere soppesati su un’indispensabile bilancia. Ai prodi di Paolo Moretti oggi si chiede solo di confermare quella sensazione di competitività ritrovata, quell’impressione di rinnovata solidità mentale e tecnica, quella speranza di non soccombere al primo colpo di vento delle difficoltà. Vincere sarebbe un carburante di entusiasmo incredibile, prima ancora che un risultato inaspettato. Perdere, invece, un episodio da valutare nel modo più oggettivo possibile, non dimenticando il passato e tutta la storia che si porta dietro. Se Milano e Varese si devono proprio assomigliare in qualcosa, va citata la sfortuna: sarà il derby delle assenze.

Da una parte marcherà visita capitan Cavaliero, con il corredo di Campani e di un Davies acciaccato: vista la partenza di Molinaro per Ravenna, la banda di Moretti giocherà la partita con tre soli lunghi di ruolo. Dall’altra non ci sarà il simbolo Gentile, così come il centro Barac e la prolifica ala Hummel. Al netto di due infermerie da tutto esaurito, però, i confronti diretti saranno problematici: il leader offensivo dell’Armani è l’ala Mclean, cliente difficile per Kangur e soci. Attenzione anche alla mano di Simon (44% da tre in campionato), furfante del parquet che andrà affidato a un guardiano senza paura (o Kuksiks o Ferrero). E poi ci sono Cinciarini (riuscirà Wayns a metterlo in difficoltà?), il possente Macvan (occhio Davies), la duttilità di Cerella, l’imprevedibilità di Lafayette…
Insomma, l’impresa si annuncia ardua. Dimostrare di essere solo lontani parenti di quell’Armata Brancaleone che a ottobre venne umiliata al Forum di Assago in una domenica sera molto triste è, invece, un obbiettivo assai più realistico. Quasi doveroso.