«Sistemato il pregresso, scollineremo. Ma ora Varese sa quello che sta facendo»

Riccardo Polinelli, da maggio 2016 consigliere d’amministrazione, a tutto campo sull’Openjobmetis: cambiamenti e prospettive societarie, sponsor, palazzetto e... Moretti

È quasi un rammarico sfruttare la possibilità di una chiacchierata di un’ora con Riccardo Polinelli tempestandolo solo di interrogativi sul basket. A un imprenditore del suo calibro e al libro esistenziale che contiene la sua storia si vorrebbe domandare anche tanto altro, spinti dalla curiosità che solo le persone interessanti sanno suscitare. Lo abbiamo fatto in passato, lo rifaremo in futuro.

Oggi, però, il menu dell’intervista a uno dei cinque consiglieri d’amministrazione della Pallacanestro Varese è a piatto unico: la società. Lo chiama l’attualità, il passato, il futuro e le tante questioni aperte sul tavolo.

A livello personale ho avuto la possibilità di approfondire conoscenze che mi hanno arricchito e mi fanno piacere, soprattutto a livello umano. Tra tutte quella con Toto Bulgheroni: siamo coetanei, abbiamo storie diverse, ma siamo molto affiatati. Ci troviamo sulle basi, sui valori, sul modo di lavorare.

 

Sotto questo punto di vista l’impatto è stato tosto: sono entrato in una società in difficoltà, molto in difficoltà. Ciò mi ha portato ad affrontare delle situazioni alle quali da imprenditore non ero abituato. L’aspetto positivo è essere riusciti comunque a resistere e a instradare una riorganizzazione e un inquadramento che rispecchiano anche quelli che sono i miei valori.

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Sì e no, onestamente. Se avessi saputo che sarei andato incontro a tutte queste difficoltà gestionali, forse non sarei entrato. Una volta che sei dentro, però, ti rimbocchi le mani e le affronti.

Come sta oggi la Pallacanestro Varese?

C’è una cosa di cui è necessario essere consci: la Pallacanestro Varese non ha ancora risolto i suoi problemi, non è totalmente fuori dalle difficoltà. Anzi, a dire la verità ne è ancora molto dentro. Se però facciamo un paragone tra un anno fa e oggi, la situazione è migliorata.


Quando questo CdA è entrato in carica ha trovato una situazione economico-finanziaria assai negativa e soprattutto non nota: parlo in particolare del disavanzo di bilancio di cui tante volte si è parlato nella scorsa stagione. Per di più a quel punto le decisioni più importanti relative alla stagione 2016/2017 erano già state prese, come la conferma di coach Paolo Moretti…

 

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È finita che non è ancora finita, anche se gli abbiamo pagato fino in fondo tutto quello che gli spettava e anche di più. Trovo sia una situazione assurda: le sue pretese ci mettono in grossa difficoltà.


Davanti al contesto ereditato in estate e al cospetto delle ulteriori perdite cui la società stava andando incontro, ci si è dovuti fermare per non peggiorare la situazione. Questo spiega il temporeggiamento dello scorso anno mentre le cose in campo andavano male: non ci potevamo muovere, perché saremmo finiti in una situazione economicamente impossibile. L’unico cambio in corsa, Dominique Johnson per Melvin Johnson, è stato realizzato a costi contenuti perché siamo riusciti a piazzare anche il giocatore in uscita. Ed è stato decisivo, perché accompagnato dall’avvicendamento dell’allenatore.


E poi si è cercato di ripartire. Attuando una riorganizzazione aziendale che non si è ancora conclusa, non travalicando più quelle che sono le nostre possibilità economiche (e la squadra costruita quest’anno ne è diretta testimonianza) e poi, aspetto molto positivo, facendo una puntuale cernita di costi e spese: oggi sappiamo esattamente cosa stiamo spendendo e possiamo guardare avanti con più tranquillità.

Va sistemato il pregresso ancora esistente: certi debiti siamo stati costretti a rateizzarli, a diluirli nel tempo. Stiamo scollinando: superati questi ostacoli la strada sarà in discesa. La questione ora non è dover spendere ancora meno, ma cercare di guadagnare di più di quello che si spende.


Favorendo l’ingresso di nuove persone in società come è successo con Gianfranco Ponti, che non ha messo denaro fresco nella Pallacanestro Varese ma le ha tolto dei costi, il che è equivalente. E poi agendo sul fronte sponsor: abbiamo perso Teva, perché l’azienda ha deciso di non riservare più risorse alle sponsorizzazioni sportive, ma abbiamo riconfermato Openjobmetis e trovato Banca Intesa, con la quale stiamo definendo i dettagli e chiuderemo un buon accordo economico, anche legato all’eventuale raggiungimento dei playoff.

(Foto by Riccardo Polinelli)

 

Tutto aiuta: i grandi numeri si fanno con quelli piccoli. Ma anche una stagione da 5000 spettatori di media a partita non risolverebbe i nostri problemi: la biglietteria rappresenta una parte importante, ma non è decisiva quanto l’entrata di uno, due o tre sponsor di livello.

Sì, fatto a nome della società e nei confronti di tutti quelli che possono sostenerci, dalle istituzioni all’imprenditoria. La Pallacanestro Varese può essere un veicolo di notorietà, anche a livello turistico, settore che città e provincia hanno trascurato per decenni vista la presenza di numerose peculiarità produttive ma che oggi è diventato strategico. La nostra società ha un nome da spendere: è il miglior asset sul quale può contare. 

Il cruccio maggiore è essere stati talmente presi dalla risoluzione dei problemi contingenti da non aver avuto spazio per guardare troppo avanti. Il desiderio sarebbe quello di impostare un programma almeno triennale, magari trovando tre sponsor in grado di darci garanzie per altrettanti anni. Cambierebbe tutto: le possibilità di crescita e i risultati sportivi.

Il presidente Marco Vittorelli ha un ruolo poco “presenzialista”, ma di rappresentanza: il suo compito è quello di tenere i contatti con la federazione, con le istituzioni e di cercare eventuali altri sponsor di livello molto alto. La vicepresidente Monica Salvestrin è al momento molto impegnata con la sua azienda, ma continuerà anch’ella a svolgere un ruolo di raccordo con gli sponsor e di rappresentanza. Le mansioni di Gianfranco Ponti sono chiare: si occupa del settore giovanile, “ramo” che è stato innestato sulla “pianta” Pallacanestro Varese. A Toto Bulgheroni concerne la parte sportiva, a me quella organizzativo-amministrativa. A Claudio Coldebella, infine, spettano gli oneri operativi ed esecutivi, sia in campo sportivo che non. Recentemente è stata aggiunta una nuova figura: una responsabile contabile e amministrativa, Luana Latini, che lavorerà a fianco di Claudio Coldebella.

(Foto by Toto Bulgheroni)

Il suo ruolo operativo verrà ereditato da figure professionali già presenti nella nostra struttura. Il marketing strategico resterà quindi in seno alla società, mentre per la ricerca degli sponsor di un certo spessore stiamo pensando a una novità…

 


Appoggiarci a dei “consulenti” esterni. Noi daremo loro il mandato di cercare nuovi sostenitori: se li troveranno avranno una percentuale sui ricavi, altrimenti l’operazione non avrà costi.

 

Sì, ma è una ricerca difficile. Oggi come oggi è complesso trovare qualcuno che voglia coniugare la necessità di comunicazione con la passione per lo sport, ovvero la situazione vincente affinché uno sponsor ti dica “sì”. Non demordiamo: il mercato offre possibilità – almeno a livello di aziende di servizi – prima sconosciute. C’è per esempio un settore sul quale mi piacerebbe molto puntare…

 

Quello delle compagnie aeree. Sfruttiamo la nostra vicinanza a Malpensa e il fatto che i vettori abbiano un autentico bisogno di comunicare. Per loro saremmo il match perfetto: i nostri tifosi sono anche dei viaggiatori.


Alla pausa del campionato per gli impegni delle nazionali (tra il 19 novembre e il 3 dicembre ndr): ci sono da fare dei lavori, alcuni concernenti le luci, che richiedono tempo e che sarà possibile portare a termine solo senza partite di mezzo.

Un’idea suggerita e supportata da Openjobmetis: si tratta di creare sul lato lungo del parquet dei posti privilegiati che daranno a chi li occupa una serie di benefit, sia durante la partita sia nel corso della settimana. Questo progetto porterà entrate significative: una parte dei nuovi posti è già stata opzionata.

Darò un parere da semplice tifoso, perché nella nostra società c’è un forte rispetto dei ruoli e io non mi occupo della parte tecnica. Questa Varese mi piace, è tosta, si impegna. Caja è un sergente, uno che mangia vivi i giocatori ma a cui gli stessi poi vogliono bene, perché ne riconoscono la passione, la serietà e un impegno encomiabili. La gente deve sapere cos’è davvero il nostro allenatore e quanto rispecchi i valori della nostra società.

Attilio non è il grande stratega che va agli allenamenti, facendo lavorare gli altri e intervenendo raramente: lui, alla mattina, quando i suoi atleti vanno a fare pesi, è lì. Chiede tanto ma dà tanto. L’unico neo della stagione per ora è il play, che non ha ancora dato quello che è in grado di dare: c’è qualcosa, non abbiamo capito bene cosa, che non gli permette di farlo. Di contro c’è chi sta fornendo un contributo maggiore rispetto a quello atteso: penso a Tambone, Okoye e a Waller, che non ha paura di tirare nemmeno dopo aver sbagliato.


Se fosse necessario, posta l’esigenza di pesare ogni scelta, faremmo appello ai nostri maggiori sostenitori perché ci diano la possibilità di intervenire. Non possiamo permetterci di andare allo sbaraglio: chiederemmo prima.