Sorridevi pure quando ti libravi in cielo

Il commento di Fabio Gandini sulla scomparsa del giocatore ex Pallacanestro Varese Rolando

Mario, cosa ti ricordi di lui? «Il suo sorriso, sorrideva sempre». Ci sono cose che vengono semplicemente prima. Prima di quelle schiacciate altisonanti, frutto di un atletismo che non si insegna. Prima di quella «capacità di difendere su tutti i ruoli, forse ad esclusione del playmaker». Prima di un’essenza da collante che è un afflato vitale per qualsiasi squadra di qualsiasi sport. Prima. Mario Oioli, il responsabile area sportiva e organizzativa della Pallacanestro Varese, è il superstite (insieme alla sola Raffaella Demattè)

di una società che ha cambiato inevitabilmente pelle negli ultimi dieci anni. Ed è l’unico “biancorosso” che oggi può spendere un ricordo con cognizione di causa su Rolando Howell, scomparso ieri dalla vita terrena, nella nebbia della lontananza e delle scarse informazioni, lasciando il popolo del basket – non solo varesino – con il groppo in gola e una lacrima a solcare il viso. Lo piange chi aveva intercettato il destino professionale con il suo, lo piange chi lo aveva ammirato dagli spalti, “adottandolo” come si fa con tutti coloro che contribuiscono a corroborare la passione sportiva. Lo piange soprattutto chi lo aveva conosciuto davvero dal punto di vista umano, rimembrando quell’oggi “maledetto” sorriso che stride così tanto davanti a una tragica e prematura fine. Rolando se ne andato a 34 anni, abbandonando una moglie e un figlio e tutti noi, mentre ci chiediamo cosa diavolo sia successo dopo quel 23 maggio in cui una caduta, provocata da una crisi epilettica, gli era costata la rottura della vertebra C5. Era partita una raccolta fondi, a cui avevano contribuito tanti “amici” italiani. Erano arrivati messaggi di speranza, («Rolando è forte e sta seguendo la riabilitazione») tanto da far credere che tutto si stesse mettendo per il meglio. Ieri il buio, improvviso, inaspettato, pieno anche se lontano, appena sussurrato. Per noi, per tutti noi, caro Rolando, tu voli ancora sopra il ferro raccogliendo un alley hoop di “Billy” Keys. Tu stoppi ancora tutto quello che c’è da stoppare con quella non curanza dipinta in faccia che faceva arrabbiare tanti avversari. Tu finisci ancora sui giornali. quelli che il basket non sanno nemmeno cosa sia, perchè ti “azzecchi” con Adriano una sera all’Hollywood (chissà come andò veramente…) e ci fai inquietare. Quello che è successo dopo è senza tempo, “come un signore distratto, come un bambino che dorme”. E vorremmo tanto fosse pure senza sostanza, in modo tale che l’unica cosa tangibile rimanesse il tuo sorriso.