«Spero di rimanere alla Pro»

Calcio - Parla il capitano Michele Ferri: «Non dipende solo da me, ma con un progetto potrei restare anche in D»

C’è chi inizia la carriera nella squadra della propria città e chi fa il percorso inverso. È il caso del bustocco Michele Ferri, approdato alla Pro Patria dopo aver calcato a lungo i palcoscenici della Serie A. 35 anni compiuti lo scorso 29 maggio, Ferri potrebbe essere uno dei pilastri su cui costruire la Pro Patria edizione 2016-17, la prima con Patrizia Testa nelle vesti di presidentessa. Diciamo “potrebbe” perché un accordo tra le parti non può essere dato per scontato. «Io spero di rimanere alla Pro Patria – dice il capitano tigrotto, nato e cresciuto nel quartiere di Sant’Edoardo – Vorrei restare a Busto e vivere un altro tipo di stagione rispetto a quella passata, ma non dipende solo da me. Per ora posso solo aspettare».

L’accordo con Patrizia Testa era che sarei rimasto sicuramente se la squadra fosse riuscita a salvarsi. Purtroppo siamo retrocessi e di conseguenza quell’accordo va ridiscusso. Attendo che la società mi faccia sapere qualcosa.


Guardi, non ne faccio una questione di categoria. È chiaro che chiunque preferirebbe giocare tra i professionisti piuttosto che nei dilettanti. Ma a fronte di un progetto serio, potrei rimanere anche in D.


L’impressione è che adesso sia troppo presto per parlare. Patrizia ha davvero tanto lavoro da fare per rilanciare la Pro Patria. Diciamo che sta cominciando a mettere i primi mattoncini, ma la strada è ancora lunga. Azzardare giudizi è prematuro.


La prima cosa da fare è mettere le persone giuste al posto giusto. E sta iniziando a farlo, con le nomine del direttore generale e direttore sportivo, due figure che l’anno scorso sono mancate.


Ai tempi della mia esperienza alla Sampdoria.


A Genova sono rimasto solo sei mesi, troppo poco per poter formulare giudizi.

L’unica cosa che posso dire è che abbiamo avuto una chiacchierata con l’Associazione italiana calciatori, durante la quale è emerso che la Pro Patria avrebbe buone possibilità di essere ripescata. Ma siamo ancora a livello di discorsi generali, e le chiacchiere le porta via il vento.


Con Mario ci siamo sentiti ma non abbiamo affrontato questo discorso. Che dire, la speranza è che un giocatore di questo livello possa rimanere. Conoscendolo, penso sia rimasto infastidito per come sono andate le cose quest’anno, per diversi motivi. Ma non so che intenzioni abbia. Di sicuro anche lui cerca un progetto serio.

Quando sono arrivato l’anno scorso avevo fiducia, ma sono rimasto scottato. Si parlava di tre-quattro innesti a gennaio, che come sapete non ci sono stati. Nel calcio contano i fatti. Ora sono ancora un po’ scosso, non avevo mai vissuto una stagione così in tutta la mia carriera. Perciò dire adesso se ho fiducia o meno non avrebbe senso. È troppo presto.

Una bravissima donna. L’anno scorso ha pagato la sua inesperienza sulle questioni tecniche, delle quali peraltro si sarebbero dovute occupare altre persone. Penso però che abbia fatto tesoro degli errori. Ha sempre messo il cuore. Io comunque sono dell’idea che quando le cose vanno male, vuol dire che tutti hanno sbagliato qualcosa. E quando si vince, tutti hanno lavorato bene.

Mi è dispiaciuto che Collovati dopo un mese se ne sia andato. Per il resto, ribadisco: se i risultati non sono arrivati, significa che tutti avrebbero potuto fare qualcosa in più, chi più chi meno. Dai giocatori – e mi ci metto io per primo – allo staff tecnico, quello medico, i segretari. Tutti.


No, per ora nessun contatto.

Io sì, mi rivedo benissimo in maglia biancoblù. Però bisogna vedere cosa ne pensa la società. Resto in attesa.