Tutto sulla partita Varese Parma

Seduto sulla panchina degli ospiti al Franco Ossola c’è anche Antonio Cassano, fermo però per un problema al ginocchio: Roberto Donadoni non l’aveva neppure convocato per l’amichevole con il Varese, ma il giocatore non passa inosservato a Masnago e riceve pure i soliti cori imbecilli che fanno riferimento alle sue operazioni al cuore. Un neo in una giornata di sole che mette in luce soprattutto i biancorossi di Stefano Bettinelli. Il tecnico mette in campo una squadra solida e ordinata, che si fa apprezzare per concretezza e atteggiamento.

Il Varese spinge sull’acceleratore fin dalle prime battute, cercando di chiudere nella propria metà campo il Parma, e sfrutta le fasce per essere aggressiva.

Bettinelli ama ripetere: «Senza ali non si vola». E i suoi decollano grazie alla buona vena di Di Roberto e alle solite intuizioni di Zecchin. Il primo, dato ancora in uscita, è finalmente ispirato e guizza con una certa vivacità. Zecchin non si stufa di battere calci d’angolo e al quinto tiro dalla bandierina segna direttamente, complice l’imbambolata difesa emiliana.

Il colpo scuote gli uomini di Donadoni che si sentono punti sul vivo e provano a reagire subito. Per pareggiare i conti hanno bisogno però del tacco di Borghese: il centrale interviene su un tiro di Belfodil, ingannando Bastianoni con una deviazione scomposta. Poco più tardi il portiere para un rigore a Palladino, concesso per un fallo di Simic su Biabiany, ma il francese non si fa sfuggire il 2-1 fiondandosi come un falco sulla respinta.

Passato in svantaggio, il Varese non ci sta e nella ripresa insegue il pari con tenacia. Il 2-2 arriva ancora su palla inattiva: questa volta, però, dalla bandierina calcia Di Roberto e Neto Pereira insacca di testa anticipando tutti sul primo palo.

Cristiano spreca poi il tris, mentre il Parma, punto nell’orgoglio, si rimbocca le maniche e approfitta del calo finale del Varese: fisiologico, visto che i biancorossi hanno giocato ogni due giorni nell’ultima settimana.

Gli ospiti chiudono i conti con il gol di Belfodil, il rigore di Ghezzal (concesso per un fallo inesistente di Borghese su Acquah) e il sigillo di Palladino. Alla fine c’è spazio solo per la sciocca espulsione di Borghese, che si fa cacciare prima di essere sostituito per proteste: un gesto incomprensibile da chi ha la responsabilità di trainare i compagni, additando la strada della correttezza e dei valori morali.

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