«Tifosi in ditta? Portate la fidejussione»

Vavassori: «Se vengono, li ricevo. Non dimentichino a casa il pezzo di carta con cui ho salvato la Pro. Nella vita voglio tutto tranne che farla retrocedere. Senza di me, sarebbe fallita. Chi mette i soldi?»

Causa ed effetto dei risultati negativi alla Pro Patria. La squadra va male e i pensieri si riversano immediatamente sulla situazione societaria. Normale. Non che qualche pareggio o la vittoria di Pordenone avesse improvvisamente cancellato le preoccupazioni della tifoseria sul futuro societario. Le ha attenuate, ma al primo segnale di allarme sono riemerse impetuose. Erano lì, covavano sotto il fuoco, e si sono incendiate dopo le due sconfitte con Arezzo ed Alessandria aggravate dal fatto di averle incassate allo Speroni. Al termine della gara con i piemontesi tra i tifosi si parlava di organizzare una protesta davanti ai cancelli dell’Italsempione di Pietro Vavassori.

Che ne pensa il patron, non solo della protesta che vorrebbero inscenare i fans biancoblù, ma soprattutto di come si stanno evolvendo le questioni societaria che si riassumono in una sola parola: cessione o non cessione?
«Ho letto che i tifosi vorrebbero venire qui – commenta Vavassori – e sicuramente li riceverò; spero anche che mi portino la fidejussione da seicentomila euro perché io vorrei andarmene da Busto, ma nessuno, e l’ho ripetuto fino alla noia,

nessuno mi ha mai portato quel benedetto pezzo di carta. Senza quello sono costretto a rimanere lì».
Messa in conto la tradizionale vena sarcastica, il patron fa sapere che «la situazione è tutta in divenire». Spiega: «Al momento non c’è nulla di certo ma le cose magari potrebbero cambiare fra qualche ora o fra mezza giornata. Questo stallo in movimento dura da mesi. Però la mia forza di sopportazione sta finendo. La pazienza potrebbe esaurirsi anche fra qualche giorno, non lo nego. Vorrei che qualcuno capisse, se ancora non lo ha compreso, che la mia sopportazione dura da tempo e solo perché sono alla ricerca di una soluzione che possa consentire alla Pro Patria di rimanere in piedi. Di non fallire, tanto per parlare chiaro. E se non ho considerato certe pseudo-proposte, a parte la cronica mancanza della garanzia, era per non mettere la Pro in mani che non le avrebbero consentito di finire la stagione. E a questo proposito vorrei che si sapesse che a metà dicembre alla Pro Patria verranno pagati gli stipendi e versati i contributi mentre da qualche altra parte non so se questo avverrà. Quindi: se si riuscirà a trovare, come si dice, la quadra, bene, altrimenti ho già in mente il piano B».

Spiega Pietro Vavassori: «Sono tre gli interessi che mi motivano a proseguire: il primo di carattere affettivo, anche se qualcuno a Busto pensa che io stia facendo del male alla società dopo averla salvata, vinto campionati e garantito fidejussioni; il secondo è di ordine sportivo perché voglio che la Pro Patria si salvi e rimanga in Lega Pro; il terzo motivo è economico perché, se la Pro si salva, forse ho qualche chanche che qualcuno se la prenda considerando i costi di gestione e i contributi federali. Se invece dovesse retrocedere, sarebbe per tutti un bagno di sangue. Che si facciano pure le manifestazioni che si vogliano, ma Pietro Vavassori ha messo e mette ancora i danè».

Il terz’ultimo posto in classifica fa paura, il cambio di panchina da Oliveira a Monza non sembra aver portato quei benefici che ci si aspettava suscitando critiche e più di una perplessità. Su Monza, il patron è esplicito: «Saranno i risultati a giudicarlo». E aggiunge: «Leggo che se la partita per la Pro finisse al primo tempo sarebbe avanti in classifica, quindi vuol dire che questa squadra non è poi stata costruita male, ma che i problemi sono altri e io non sono un tecnico per individuarli. Bisogna fare in modo di tornare a vincere».
Si avvicina il Natale ed un socio della Reggiana (Compagnia) ha parlato di un arrivo del patron nella città del Tricolore: «A Reggio come in tutto il mondo – dice lui – il 25 dicembre arriva Babbo Natale». Sperando che passi anche da Busto.