Torniamo finalmente a parlare di basket?

Equilibrio, per favore: da parte di tutti. Perché la sensazione è che ultimamente ci si faccia prendere un po’ troppo dalle emozioni: si vincono un paio di partite e si tocca il cielo, si prende una scoppola ed ecco che la squadra è tutta da rifare. Calma: anche perché qui si sta parlando troppo poco di basket e troppo di altre cose (mercato, giocatori da tagliare, giocatori da prendere).
Allora forse è venuto il momento di mettere qualche punto fermo: perché con una squadra perennemente sull’ottovolante si sente il bisogno di appoggiare i piedi per terra. Almeno per un po’.

Proviamoci. La dura realtà da accettare è che Kangur era l’unico giocatore che non ci si poteva permettere di perdere. E adesso potremmo stare ore a raccontarcela su, parlando dell’opportunità di puntare su un giocatore reduce da un infortunio complicato come il suo. Ma del senno di poi son piene le fosse: lo diceva Manzoni, mica un pirla qualunque. Kangur era terminale offensivo, perno della difesa, e metteva in campo più “playmaking” di quanto ne mettano Robinson e Deane messi insieme. Tornerà: non prestissimo come qualcuno ha fatto intendere, ma tornerà. E si vedrà la differenza, pure con uno come Eyenga al suo fianco.

Prendersela con la squadra dopo la sconfitta di Capo d’Orlando, usando magari anche parole forti, è esercizio inutile. Inesperienza, mancanza di continuità e di certezze, paure e tremori di gambe:difetti che questa squadra ha messo in mostra fin dal raduno e che tutti dovevano aspettarsi. Mettere in discussione ogni volta un giocatore diverso è controproducente e sbagliato, da qualunque parte provengano le stilettate.
E allora? E allora si giochi e si lasci giocare: qualche sconfitta “da polli” probabilmente chiuderà a questa squadra le porte delle Final 8 di Coppa Italia, facciamo in modo che quelle sconfitte portino anche un po’ di quel sale in zucca che servirà per finire nelle prime otto quando conterà per davvero. E smettiamola di pretendere cose che questi ragazzi, dal Poz in giù, non potranno mai dare.