«Tra un anno col Varese in D? Io ci sarò. Lo devo a chi mi grida “Gheller ti amo”»

Quarant’anni e non sentirli: Mavillo simbolo dell’eterna giovinezza biancorossa e di chi crede nei sogni: «Olgher lo urla sempre dalla tribuna: meraviglioso. Pensavo di aver chiuso col calcio, invece qui...»

Il prossimo 3 agosto, mentre il Varese starà svolgendo il ritiro estivo o l’avrà appena finito, Mavillo Gheller compirà 41 anni e – ci auguriamo – vestirà la maglia biancorossa, sfoderando, anche in Serie D, la sua indole inossidabile che lo sta contraddistinguendo in questo campionato. Il centrale di esperienza deve ancora scontare un turno di squalifica, dopo l’espulsione presa a Sesto Calende che lo ha costretto a fare da spettatore, due giorni fa, alla gara con il Mariano e che gli farà saltare domenica la trasferta con l’Union Villa Cassano sul neutro di Solbiate Arno.

Tantissimo e non solo perché si gioca con la squadra del paese dove sono nato e cresciuto. Ma perché Cassano sta organizzando una vera festa perché ha la possibilità di giocare con il Varese: è un evento che entrerà nella storia della società e i ragazzi del settore giovanile saranno presenti tutti allo stadio. Purtroppo mi ferma una squalifica ingiusta perché a Sesto non avevo fatto nulla all’avversario mentre l’arbitro ha scritto nel suo referto che ho dato una gomitata a gioco fermo.

Ho raccolto qualche presenza ed ero tesserato anche l’anno scorso, quando al rientro dal Brasile, ho fatto alcune panchine. Se avevano bisogno io andavo al campo.

Stranamente non è stata una partita brillantissima, nonostante il 5-1 per noi possa far pensare tutto il contrario. Il Mariano si è procurato solo due occasione ma ha avuto il pallino del gioco in mano e non è da noi concederlo agli avversari. Dopo 21 partite in cui siamo andati al 110 per cento può però capitare di essere al 98 per cento…

Stiamo aspettando solo di avere la certezza aritmetica della promozione che di fatto è già nostra. Adesso puntiamo ai record: vogliamo vincere il più possibile, fare tanti gol e non prenderne. Vi assicuro che il Varese ha ancora tantissimi stimoli e so che il nostro pubblico, che ci ha sempre seguito su tutti i campi, continuerà a farlo fino in fondo anche se abbiamo 18 punti di vantaggio sulle seconde.

Stagioni come queste capitano ogni 50 anni. Quando sarà il momento di ripartire se ne parlerà: per adesso togliamoci la soddisfazione di vincere e stravincere.

Penso che andrò avanti. Del resto la società è stata chiara con me e io sono stato chiaro con i dirigenti. E poi il Varese mi ha fatto rinnamorare del calcio.

Non faccio il nome di chi mi ha contattato ma è una persona che mi conosceva e che ha avuto fiducia in me. Spero di averla ripagata ritagliandomi uno spazio in campo. Se sto bene gioco se non sono in condizione sto fuori: così è partito il ritorno a Varese e dopo otto mesi in cui avevo perso la passione per il pallone ho ritrovato il calcio che piace a me e che è un piacere da giocare tutte le domeniche.

Non potrei mai dimenticarlo: era una partitella a ranghi misti e c’era Peo Maroso a selezionare i giocatori che avrebbe preso il Varese. Avevo 13 anni e mi scelse. Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili e ho vissuto una stagione fantastica insieme al tecnico Ernestino Ramella, ai tempi dei Giovanissimi Nazionali.

È arrivata presto: nel 1992 sono stato convocato per la partita con il Giorgione ma sono andato in tribuna, poi in panchina con la Centese al Franco Ossola. A 16 anni ero già nel giro della prima squadra e più tardi sono diventato protagonista: in D con il Varese di Belluzzo e poi, via via, ho vissuto altri momenti indimenticabili, come la promozione in C1 con Roselli e i playoff per la B con Beretta.

All’epoca la C era competitiva. Il livello era altissimo e giocavi se eri bravo davvero. Abbiamo vinto una Coppa Italia di C nel 1995…

In Serie D viaggiavo sempre con Milani per venire al Franco Ossola: andavamo in macchina con Tonino Modica…

Nel 2004 abbiamo vinto la Coppa Italia dilettanti contro il Tolentino di Castori e abbiamo festeggiato molto perché la trasferta di ritorno non era semplice. Eravamo un po’ brilli e siamo partiti dall’albergo ma a un certo punto ci siamo dovuti fermare: Criscuoli aveva ricevuto una telefonata da Franchi che avevamo dimenticato in hotel e stava rincorrendo il nostro pullman.

Non è stato così semplice e c’è voluto un mese per formare il gruppo. I risultati ci hanno aiutato dandoci ragione e poi l’intesa è decollata e il Varese è diventato devastante.

Sì. Ho dato tanto a questa squadra che, a sua volta, mi ha dato tanto e mi ha ritrasmesso la fiducia nei confronti del calcio. Il nostro pubblico è fantastico.

Ho una moglie meravigliosa e tre figli splendidi. Devo mandare avanti la famiglia e il calcio adesso è più che altro una passione, per cui lavorare in palestra mi permette di arrotondare. La gente mi riconosce e fare le foto insieme ai tifosi è la cosa più bella. Finché c’è qualcuno che me lo chiede…

Due sole parole che riassumono tutto e sono intese per i miei compagni e per i tifosi: non molliamo. Adesso è tutto in discesa ma nel prossimo campionato sarà molto più difficile: prepariamoci insieme alla salita.