«Traditi e ingannati. Ora ci ridiano le quote»

Mezzogiorno di fuoco al Franco Ossola: i fondatori Ciavarrella e Rosa accusano Basile e Taddeo. Dopo le parole dell’avvocato Di Cintio pubblicate dal nostro giornale la risposta è dura e senza peli sulla lingua

È stato un mezzogiorno di fuoco al Franco Ossola. I soci fondatori del Varese Gabriele Ciavarrella ed Enzo Rosa hanno convocato un’altra conferenza stampa per chiarire nuovamente la situazione della società e per rispondere ad un articolo pubblicato ieri sul nostro giornale (il riferimento è all’intervista all’avvocato Cesare Di Cintio, che assiste Paolo Basile e Aldo Taddeo, a firma di Giovanni Toia).

«Ad inizio settimana vi è stato un contatto tra l’avvocato della società e l’avvocato Di Cintio per definire un incontro nella giornata di venerdì 24 (oggi). Tale incontro non avverrà poiché non vi è stata alcune conferma da parte dell’avvocato dei soci di maggioranza. In questo momento, per poter procedere alla remissione delle quote (dichiarata da Basile e Taddeo in un comunicato stampa del 10 febbraio) si rende necessario che queste persone si confrontino, vis a vis, con gli altri soci. Oggi dove sono questi signori? Si sono resi irreperibili da tredici giorni. Nascosti chissà dove, continuano a rallentare il processo di risanamento economico, urgente e doveroso, del Varese Calcio».

Le pendenze dei giocatori

Qui, sempre attraverso le parole di Ciavarrella, giungono in superficie tutte le pendenze degli ultimi mesi: «I giocatori e lo staff hanno atteso il pagamento dei rimborsi spese, dopo essere stati informati da Basile e Taddeo che tale pagamento non era possibile a causa della mia precisa volontà di bloccare i conti societari. Preciso che sui conti vi erano solamente 5900 euro. Ho appreso con imbarazzo e dispiacere che un nostro giocatore, infortunato, si è sottoposto ad intervento chirurgico e cure di riabilitazione,

con la promessa, da parte di Basile, di ottenere un rimborso per le spese sostenute. Ad oggi la famiglia si è accollata ogni spesa e non ha mai avuto alcun aiuto dalla società. Inoltre un nostro giocatore, al quale il signor Basile aveva promesso un congruo acconto sull’ingaggio ed una casa a spese del Varese Calcio, non ha mai ricevuto nulla e si è ritrovato ad alloggiare presso il Relais sul Lago fino a quando, a seguito del mio interesse, ha ricevuto un acconto e l’appartamento promesso (da Basile)».

«Altri giocatori, ai quali Basile ha promesso il pagamento dell’affitto della casa in cui alloggiavano per la stagione, sono in procinto di essere sfrattati per insolvenza».

Non è finita: «Nei giorni successivi alle dimissioni di Taddeo e Basile sono stato chiamato da molti fornitori della società che chiedevano il pagamento di fatture insolute. La loro richiesta, in questo preciso momento, nasce dalla espressa fiducia nei miei confronti in quanto ho sempre rispettato gli impegni presi e la parola data. Molti di loro hanno preso accordi direttamente con i Sig.ri Basile e Taddeo, i quali hanno promesso, di settimana in settimana, i pagamenti che non sono mai stati effettuati. Hanno espresso la loro sfiducia nei confronti di Basile e Taddeo dichiarando di sentirsi presi in giro e di non volere più avere a che fare con loro. In più, il caso Varesello: il signor Taddeo ha dichiarato che avrebbe pagato, tramite la sua azienda (ITAL) il rifacimento del campo sintetico (così come dimostrabile da conferenza stampa e da apposta targa presso il campo stesso). Il responsabile della ditta Limonta ha ricevuto espressa richiesta da parte di Taddeo, di intestare ed inviare le fatture direttamente al Varese Calcio, e non alla ITAL, promettendo di provvedere al pagamento (peraltro mai effettuato). Avvalendomi del principio di trasparenza, vi comunico che oggi sono in grado di dimostrare fatture insolute di fornitori per un ammontare di 200mila euro, fatture di utenze scoperte che ammontano a 70mila euro, e i rimborsi spese di staff e giocatori del mese di gennaio pari a circa 50mila euro».

Da parte di Ciavarrella ed Enzo Rosa arriva anche un mea culpa: «Siamo stati dei fessi a fidarci di due millantatori che non hanno promesso ciò che avevano mantenuto. Una volte prese le quote hanno cercato le risorse, non il contrario. Hanno formato una società, la ForVa (che sta per Forza Varese), che si aggiunge al Varese Calcio e allo Sporting Varese, che nacque per il tentativo di salire in Lega Pro ed è ancora attiva. Sembra il gioco delle scatole cinesi, ma questi sono film già visti, hanno sbagliato e non se ne rendono conto. Quindi non mi fido più. Avere il Varese nel cuore, come ha sempre dichiarato Basile, non significa chiamare un imprenditore che è stato a colloquio con me poco prima e consigliargli di lasciar perdere. Ora rimettano le quote».

Arriva poi la stoccata finale: «Abbiamo capito il disegno, che ora è molto chiaro: vendere il Varese a terzi e fare lucro, vendere le quote che abbiamo dato loro a zero. Sulla fiducia ci hanno tradito, ingannato ed abbandonato. Dove sono questi signori? nessuno di noi li ha più sentiti. Il Varese non è una bocciofila, non è una lavanderia, va gestito senza sotterfugi e non da due gemelli diversi latitanti. Sappiamo che Basile ha incontrato Antonio Rosati (che in serata ha smentito qualsiasi coinvolgimento tramite un comunicato del suo avvocato Stefano Amirante ndr), che aveva contattato anche noi, per cercare di vendergli l’80%. Ma noi abbiamo la prelazione delle quote e saremo vigili».

Il quadro ora è molto semplice: «Devono rimettere le quote subito per non bloccare il Varese e non portare ad un altro fallimento sportivo. Noi siamo stati dei fessi a fidarci, ma ora abbiamo tutto chiaro e anche la possibilità di aprire ad investitori, che sono pronti ad entrare nel Varese e a lavorare insieme a noi e alle istituzioni che ci sono vicine per garantire futuro e sostenibilità al Varese. Ma senza la remissione delle loro quote siamo fermi e non si può andare avanti».