Trento-Varese (78-65): le pagelle biancorosse

Il nostro Fabio Gandini dà i voti ai ragazzi di coach Caja dopo la sconfitta contro la dolomiti Energia

Se questa è la voglia che contraddistinguerà le sue prossime partite in maglia biancorossa, la salvezza avrà un alleato in più. Tira male, soprattutto da due, e si sgonfia nella ripresa come successo in altre gare. Nei quaranta minuti, però, dimostra un piglio da leader finora sconosciuto, così come la capacità di incidere offensivamente: se il suo mondo gira, lo fa anche quello biancorosso.

Vedi il contropiede del primo tempo e ti viene voglia di entrare nello schermo a “menarlo”: è lo specchio della confusione. Andrea, Andrea… Si conquista una sufficienza – da considerarsi abbondante – con la mano precisa da fuori (4/8) e con le triple che avvicinano inaspettatamente Varese nell’ultimo quarto. È un sogno ma dura poco. A corredo del suo tabellino anche 6 rimbalzi.

L’impalpabilità offensiva ricorda quella del capellone Ed, non per gli errori (tira solo 4 volte) ma per il peso specifico che un giocatore del genere può avere in questo tipo di attacco, basato sul penetra e scarica. Ci mette l’anima nelle carambole, tirandone giù in doppia cifra. Tanto basta.

Non è giusto giudicare un giocatore che non è in grado di vedere il canestro. Ovvero di fare il lavoro per il quale è pagato. A questo punto della guarigione, Kuba dovrebbe essere al mare, a prendere il sole d’inverno con gli anziani. Invece suda in campo, combatte con le lenti a contatto, tira piccioni viaggiatori: grazie comunque.

Il campo lo vede poco, soprattutto a casa dei falli che colleziona come francobolli. Peccato, avrebbe potuto essere più utile, anche se la mano non pare quella dei match migliori.

Vedi Diawara. A lui servirebbe una preparazione atletica completamente nuova, un ritiro estivo bis. Invece la forma fisica va ritrovata “in itinere”, caracollando per il rettangolo cercando di fornire sprazzi di intelligenza: le fortune sono alterne. Per ora non riesce a essere il fattore di inizio campionato, non può esserlo.

Un po’ triplista e un po’ saltatore in alto, per il buon Christian il campo non dovrebbe avere confini. Lo si vede avventurarsi in contropiedi funambolici, correre verso la libertà della schiacciata, prenderle e darle come se non ci fosse un domani. Poi c’è tutto il resto. L’impegno, anche nel suo caso, non è mai venuto meno, né oggi, né nelle precedenti partite. Solo per questo è da apprezzare.