Un’altra delusione: manca l’anima biancorossa

Il Gozzano vince 1-0, il Varese non merita di perdere ma lo fa ancora: la vetta ora è distante 13 punti. La squadra c’è e ha ottimi curriculum: ma, a differenza di quella dell’anno scorso, non ha il fuoco dell’appartenenza

C’è da fare una cronaca, ma anche da scovare un perché. Bisogna farsi guidare dalla logica, ma esiste ciò che “si sente”, ciò che “si percepisce”. Ci sono i dati e i curriculum, ma altrettanto un qualcosa (un’anima) che va al di là di questi.

Partiamo dalla cronaca, dalla logica, da dati e curriculum.

Primo “sì”: il Varese non meritava di perdere a Gozzano, come già con il Como, a Inveruno e a Voghera (la quinta sconfitta è quella di Casale: lì proprio il Varese non è praticamente sceso in campo).

Secondo sì: l’arbitro ha diretto male. Non per episodi evidenti (a parte quello al 6’: la trattenuta su Repossi di Emiliano è vistosa e dunque quello è calcio di rigore) ma piuttosto per il metro: il Gozzano ha provato a “picchiare”, l’arbitro ha lasciato fare non estraendo mai un giallo, così il Gozzano ha proseguito nello spartito. Scelta assolutamente legittima: se posso fermare ogni azione pericolosa (o potenziale) senza incappare in sanzioni che poi non me lo permetterebbero più, perché non dovrei farlo?

Terzo sì: il Varese ha fatto qualcosa, anche qualcosa di buono. Molto più nel secondo tempo, affrontato con maggior coraggio e decisione, che nel primo, in cui ha giocato con un po’ di timore. Timore di chi pensa che prima o poi un gol potrebbe subirlo e così fa avverare la profezia. Ma sul gol partita non ci sono particolari errori, piuttosto la bravura degli avversari (26’): cross basso da sinistra di Tordini, in area Gulin taglia a cento all’ora verso il primo e, un attimo prima che la palla tocchi terra, la gira secca e tesa dentro l’angolino. Si potrebbe non far partire il cross, si potrebbe prevedere e anticipare il taglio, si potrebbe fare il miracolo arrivandoci con la punta delle dita per mettere in angolo: la realtà è che quello è un bel gol e basta.

Prima del gol, oltre al possibile rigore per il Varese, un velenoso (e pericoloso) tiro-cross di Petris respinto con un gran riflesso da Bizzi (12’) e un’incornata di Segato contenuta dal portiere ex Cagliari (14’); dopo il gol, la parte alta della traversa colpita da Gulin (43’). Il Varese nella prima frazione colleziona angoli – che spreca -, tiene onestamente il campo senza però creare granché.

Il secondo tempo del Varese è migliore: i biancorossi prendono campo, il Gozzano con umiltà pensa a difesa e contropiede.

Subito un’occasione al 5’, con Repossi che si butta su una palla vagante, brucia alla sua maniera Emiliano e sull’uscita di Gilli prova ad anticiparlo con un tocco di punta, preso e respinto coi piedi dal portiere.

Una punizione del neo-entrato Molinari preda di Gilli (15’), un colpo di testa alto di Careccia dopo una scorribanda di Fratus (21’), poi una clamorosa doppia occasione (29’): stop di petto al limite e girata da urlo di Molinari, che Gilli raggiunge vicino all’angolino e respinge corto; sulla ribattuta arriva Palazzolo che cerca lo spiraglio ma sbatte contro il corpo del portiere di casa, che infila il secondo miracolo.

Espulsi Merlin (32’) e un altro uomo della panchina biancorossa (42’) per proteste contro la direzione arbitrale, Varese sempre in proiezione offensiva ma senza mai trovare la fiammata (e, dunque, neanche il gol) per pareggiare: finisce 1-0, il Gozzano e la Caronnese (a segno sul Pavia) scappano a +13 sui biancorossi.

Fin qui, come anticipato, la cronaca. Ora, il tentativo di dare un perché, e soprattutto di spiegare ciò che si percepisce.

L’impressione è che il Varese sia una squadra buona, magari anche ottima, fatta di professionisti (giocatori e allenatore) con eccellenti curriculum, che purtroppo è incappata in una stagione storta.

Manca però quel qualcosa di extra, che va oltre la logica, la razionalità, i valori tecnici. Quel qualcosa che può fare la differenza: in un episodio, all’interno di una partita, nelle difficoltà a livello generale.

Quello che manca è un’anima. Precisiamo subito: non significa che questi giocatori non ce l’abbiano. Infatti si allenano al meglio e con serietà, si arrabbiano se perdono, in campo provano a fare il meglio.

Manca però l’anima biancorossa. E così quello che si percepisce è che se questa squadra indossasse un’altra maglia invece che quella del Varese, sarebbe lo stesso.

Si vede nelle piccole cose. Un esempio su tutti, il rapporto col pubblico: questa squadra non accusa il colpo di ricevere fischi, rimbrotti o insulti e allo stesso modo non riesce mai a cavalcare l’onda, la spinta, la forza che viene dagli spalti.

Non fa arrabbiare e non entusiasma.

E non ha mai quel fuoco che fa ribaltare un verdetto, completare una rimonta, reagire a un’ingiustizia, restare in vita con la forza della disperazione.

Un fuoco, che era l’unica cosa che non mancava l’anno scorso: perché c’erano giocatori e anche allenatori che forse erano meno forti di questi, ma che avevano un’anima biancorossa. In cui il pubblico si identificava: e così i fischi erano più forti e allo stesso modo gli applausi. E entrambi suscitavano qualcosa nella squadra, che accusa i primi e cavalcava i secondi. E così aveva quel fuoco che fa ribaltare un verdetto, completare una rimonta, reagire a un’ingiustizia, restare in vita con la forza della disperazione.

Quella squadra avrebbe dato tutto per questa maglia e solo per questa maglia.

Ma quella squadra, per note questioni e decisioni che esulano dal campo e dal calcio, è stata cacciata. E con lei, anche l’anima biancorossa.

rete: nel pt Gulin al 26’.

(4-3-3): Gilli; Petris, Emiliano, Mikhaylovski, Tordini; Segato, Guitto, Incatasciato (Gemelli dal 22’ st); Perez (Vita dal 45’ st), Capogna (Rogora dal 18’ st), Gulin (Lunardon dal 26’ st). A disposizione: Gattone, Carboni, Di Giovanni, Vono, Usei. All. Gaburro.

(4-4-1-1): Bizzi; Fratus, Rudi, Ferri, Arca; Rolando, Monacizzo, Magrin (Molinari dal 12’ st), Careccia (Battistello dal 26’ st); Palazzolo; Repossi (Lercara dal 38’ st). A disposizione: Frigione, Simonetto, Melesi, Granzotto, Bruzzone, Zazzi. All. Iacolino.

Arbitro: Madonia di Palermo (Donato di Pistoia e Lencioni di Lucca).


Spettatori: 500 (più di 300 da Varese). Ammoniti: Capogna, Tordini e Lunardon (G); Monacizzo, Fratus, Battistello e Palazzolo (V). Angoli: 0-8; fuorigioco: 2-3; tiri (in porta): 8 (5) – 12 (8); falli: 23-15; recupero: 1’ + 6’.