Varese: cuore e palle Il sogno Vavassori

Cuore e palle, è tutto. Manca l’uomo gol, anzi Pavoletti-gol (chissà), ma c’è tutto il resto: non perdiamo un contrasto, sono nostre le prime-seconde-terze-quarte palle, raddoppiamo e triplichiamo, magari possiamo anche subire una rete o un palo ma prima moriamo, e poi molliamo. Mai chiusi nemmeno quando becchiamo l’1-1, e neppure sul 2-1, perché è tornato lo spirito vecchio.

“Non si molla un c.” canta la curva. Su tutti i palloni. E appena artigliamo il gioco, sappiamo cosa fare: non buttiamo via nulla, prendete l’azione del gol (verticale di Barberis, velo di Corti, sponda di Zecco e il motorino la mette) e loro, quelli che hanno i soldi, giocano alla viva al parroco. Sembrava il Varese di Sannino come unità, spirito di gruppo, attaccamento alla maglia e organizzazione. Ma tu, Betti, sei solo tu e non Sannino: hai lasciato il palcoscenico ai ragazzi quando lo stadio, alla fine, chiamava te. Grande, mister.

L’acquisto dei sogni arriva ai cancelli un’ora prima del via: è Pietro Vavassori, patron d’altri tempi (quando parla guardandoti negli occhi emana la luce di un Ricky Sogliano) accolto dai tifosi della tribuna, che non conoscono i giri di parole: “Vieni a Varese”. Non solo alla partita, sempre. Hai visto che squadra e che ambiente, Vava? C’è il tuo stesso cuore. Qui ti accolgono in festa, amano i giovani come li ami tu – e come sei tu: d’animo – e ti ripagherebbero in pochi mesi di tutto quello che non hai mai avuto in tanti anni. Qui saresti ricompensato moralmente, e non per un mero interesse. Non ci piaci perché hai i soldi, ma per quello che incarni, che sei e che sai dare al di là del portafoglio. Onestà, rettitudine, valori antichi e fiducia nel futuro.

Noi questa vittoria la dedichiamo a Luca Alfano, che prima del via, commosso e addolorato ha scritto queste parole contro la “bestia” che lo ha tenuto a casa: “Da giorni, settimane, mesi aspettavo questa sera. Non dovevi farmi questo. Con il cuore allo stadio”. Tranquillo, Luca: c’era più del tuo cuore, qui con noi. C’era la tua forza: dovevi vedere come eravamo Carrrichi.

Andrea Confalonieri

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