«Varese, fai la corsa su Pesaro»

Passato, presente, futuro (anche quello che si fa fatica a pronunciare): ecco il pensiero di Toni Cappellari

Seduto sulle tribune del PalaBorsani per la BCC Cup i più attenti avranno notato anche Toni Capellari, osservatore – sempre sul pezzo – delle vicende del basket lombardo. Due chiacchiere con lui sono allora d’obbligo, mentre la stagione scivola verso i suoi momenti decisivi e il bisogno di parole senza filtri che analizzino la realtà si fa dunque più impellente.

In ottica campionato non è certo stato un test significativo, almeno per esprimere giudizi profondi. Legnano, poi, ha giocato con i “bambini”… C’è un però: mi è piaciuto molto l’impegno che hanno messo in campo Cavaliero e compagni. Un impegno non così scontato, perché spesso e volentieri in partite del genere i giocatori “durano” dieci minuti e chi si è visto si è visto. Ieri non è successo e penso possa essere una buona indicazione per il futuro.


Sì, è andata così. Cantù ora si è un po’ risollevata, è avanti 4 punti rispetto all’ultimo posto e – a meno di cataclismi – dovrebbe riuscire a restare a galla. In serie A se la giocano davvero in tre e, a mio parere, Pesaro è la squadra più debole del lotto. Almeno come organico, anche se ha dalla sua un fattore campo che può farsi sentire. Cremona, delle tre, è invece quella che gioca meglio.

Varese ha un buon calendario: riceverà in casa Pesaro e può andare 2-0 nei confronti diretti e poi ha la possibilità di vincere le cinque partite contro avversarie medio-piccole che incontrerà tra le mura di Masnago.


Sì, secondo me sì.


Sì, Pesaro ha migliorato la squadra mettendo i soldi sul tavolo. E così ha fatto Cremona. Ora vediamo se lo farà anche Varese…


Se il ragionamento dei dirigenti biancorossi è quello di non voler sostenere ulteriori esborsi economici per meglio risanare i conti della società, beh non posso che essere d’accordo con loro. Sarebbe un atteggiamento responsabile, che va applaudito.

Sotto canestro, senza dubbio. Gli esterni se la giocano, anche se sono molto legati al tiro da tre punti; i lunghi, invece, sono troppo leggeri per lottare. Poi Caja si è inventato Ferrero da “4” e ha fatto bene: Giancarlo può migliorare e crescere ancora, diventando un punto di riferimento per il futuro

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Sì, perchè con lui Varese non solo si è messa in casa un allenatore capace di lottare per i due punti fino all’ultimo e in grado di salvarsi pur senza un rinforzo per la sua squadra, ma ha anche ricucito un brutto strappo del passato: Attilio, due anni fa, si meritava la riconferma, senza se e senza ma. Spiace, tuttavia, per Moretti, perché non è mai bello cacciare un allenatore a metà stagione.


Beh, non sarebbe la prima volta. La Varese retrocessa nel 1992 mise le basi – c’ero anch’io – per lo scudetto del 1999, perchè scelse un gruppo di giocatori che divenne fondante per la sua crescita. Poi il merito più grande, e non è mai stato riconosciuto fino in fondo, fu di Dodo Rusconi, che quei giocatori li allenò.

Ah certo, e nemmeno il settore giovanile della Pallacanestro Varese è al momento in grado di sfornare un giocatore come Andrea Meneghin, come accadde allora… Quello che voglio dire è che la retrocessione, dovesse malauguratamente capitare, non andrà presa come un funerale. Si sarebbe costretti a ripartire dai giocatori italiani e potrebbe essere un bene.