«Vedere Varese così mi fa male al cuore»

L’intervista a Meo Sacchetti, coach di Sassari vincitore della Coppa Italia 2015

Nureyev ha danzato sulle punte, sfidando – con la gioiosa sfrontatezza del suo ballo libero da schemi – la superbia dei favoriti. Meo Sacchetti mette in riga il mondo del basket italiano, ancora una volta: i soloni del “Sassari non difende”, i portatori sani di sicumera del “gioca bene ma non vince”, i miopi che predicano la noia del parquet criticando senza pensare alla loro povertà, soprattutto in termini di risultati, da ieri sono di nuovo afoni.

/> Raglio d’asino non giunge al cielo, men che meno alle altezze abitate dal Gigante di Altamura.
Il quale non è certo il tipo che si fa cambiare dalle vittorie: disponibilità, calma riflessiva ed empatia sono quelle di sempre, anche nel giorno che segue alla scorpacciata di Desio. Solamente il telefono squilla più del solito: «Devo rispondere a una radio fra cinque minuti, mi richiami?».L’attesa di mezz’ora non è vana, come da previsione: con lui si chiacchiera di un trionfo da celebrare e poi subito da dimenticare, ma anche di sventure alle latitudini prealpine che non possono lasciarlo indifferente. Questione di cuore.

Qualcuno in più del solito, ma non in modo incontrollato. Più che altro sono i messaggi che arrivano di continuo: d’altronde, oggi, si usa così.

In Italia, nel basket ma non solo, quello che si è fatto ieri non conta nulla. L’anno scorso abbiamo ottenuto il primo vero successo della nostra storia, vincendo la Coppa Italia, cui è seguita la Supercoppa ad ottobre. Nei momenti difficili, pero, ci si dimentica di tutte le conquiste. Sotto certi punti di vista è anche giusto: bisogna sempre guardare avanti, il passato è passato. Ed è allo stesso modo positivo che le aspettative aumentino e l’asticella si alzi.

Penso che il primo amore non si possa mai scordare, anche quando poi sposi un’altra donna. La vittoria dello scorso anno ha un valore assoluto, inedito, indimenticabile. Ripetersi, però, è sempre molto difficile: mi prendo volentieri anche questa.

Abbiamo meritato questa vittoria perché nei tre giorni di torneo siamo stati capaci di crescere, soprattutto in difesa. Contro l’Ea7 è stato indispensabile metterla sull’intensità, perché se li fai giocare al loro ritmo trovi tanta gente capace di punirti, Samuels in primis. Invece lo abbiamo arginato molto bene mettendo, al contempo, una forte pressione sulla palla grazie a Logan. Ma il segreto della vittoria è stato soprattutto un altro.

Fin dalla contesa ho visto i miei ragazzi felici di giocare. Sono scesi in campo con gioia, sembravano dei bambini per come si divertivano. Appena l’ho notato, ho capito che ci sarebbero state ottime speranze.

Per me è davvero difficile esprimere un parere. Anzi vorrei proprio evitare di farlo: ho Varese nel cuore e quello che sta accadendo è veramente molto brutto. Non voglio entrare nella questione perché sono intimamente legato, per ragioni diverse e in virtù di momenti diversi, alle due persone più coinvolte in questa diatriba: Vescovi e Pozzecco. Penso solo che il tempo delle parole debba essere finito: ci vogliono compattezza e coesione. E basta.

Ho chiamato Vescovi la scorsa settimana, perché ho letto sui giornali quello che è successo a sua moglie (vittima di insulti dopo la sconfitta con Venezia ndr). Ma non è questo il motivo che lo ha portato a dimettersi, quindi…

Max è un altro con un carattere molto forte. La mia opinione è che più si cambia a stagione in corso, più si fa male. Lo dico per esperienza: non è così che si risolvono le difficoltà.