«Vivremo ancora quelle emozioni»

Calcio - 2 giugno 2012: Verona ko, Varese in finale playoff. Pietro Frontini apre il libro dei ricordi: «Giorno storico»

Quel due giugno lì, chi se lo scorda più. Sono passati quattro anni e sono cambiate tante cose, forse troppe. Eppure ricordi così restano indelebili. É vero, il due giugno era ieri, ma in fin dei conti poco importa. Perché a ripensare a quel 2 giugno 2012, ora, vengono i brividi.

Stadio Marcantonio Bentegodi di Verona, il Varese si gioca l’accesso alla finale dei playoff contro la Sampdoria. All’andata al Franco Ossola le reti di Kurtic e Terlizzi congelano il risultato sul 2-0 per i biancorossi, è il 30 maggio 2012. Nella semifinale di ritorno, però, ad attendere i biancorossi c’è un Bentegodi pieno fino quasi alle 20mila unità, un brulicare di voglia di rivincita e di rivalità, forse convinto di metter paura ai varesini. Sicuri? All’inizio

sì: al 20’ punizione di Hallfredsson e incornata con il mirino di Tachtsidis. 1-0 per loro, ma è solo un’illusione. Dopo il primo destro, un pugile potrebbe essere già alle corde. Ma il Varese, quel Varese, no. Si rialza, inizia ad attaccare, a mettere paura al Verona. Crea, sbaglia tanto, regala qualche speranza di rimonta agli scaligeri ma poi li tramortisce fino al gol del pareggio di Terlizzi al 77’. Che spettacolo, è finale playoff, anche solo a rivedere le immagini a distanza di qualche anno, sono brividi veri.

Quella sera Pietro Frontini c’era, come d’altronde c’è sempre stato, sia nei giorni di gioia sia in quelli di sciagura. E aprendo il libro, ricorda così: «Una giornata storica, bellissima. Una emozione che ho rivissuto anche a Genova sperando di riuscire in quel miracolo. Però ho un ricordo particolarmente nitido di quella sera, e non è legato al campo: ho in mente il momento in cui uscimmo dallo stadio a fine partita ed i nostri tifosi erano ancora dentro nel “recinto” degli autobus. I giocatori dunque si affacciarono dal pullman per salutarli e per ringraziarli». Ma non è finita qui… «Sì perché quando arrivammo a Varese, di ritorno da Verona, c’era tantissima gente ad aspettarci a Masnago. Quella sera la paragono spesso a quella dell’esordio in B all’Olimpico di Torino, le emozioni che provai furono simili, perché a Torino fu l’inizio delle nostre stagioni in Serie B, il primo grande stadio, la sensazione di essere tra i grandi». Era il 2012, eppure sembra passata una vita: «Sì, anche perché dalla finale playoff con la Sampdoria è iniziato il declino. Non siamo più tornati su quei livelli, anche se l’anno dopo a 5 giornate dalla fine eravamo ad un punto dai playoff, prima dell’esonero di Castori. Poi il resto è storia, però siamo ancora qui, siamo ancora vivi, e niente ci vieta di sognare di tornarci a quei playoff». Sì, perché Pietro c’era negli anni della Serie B ma ha deciso di esserci ancora, anche in Eccellenza, per amore del Varese e per fedeltà: «Grazie a qualcuno siamo ripartiti e secondo me siamo sulla strada giusta, ci vorrà qualche annetto ma mi auguro di tornare su il prima possibile. Perché se lo merita la città, se lo meritano i tifosi, ce lo meritiamo in tanti».

Ha scelto di restare anche in Eccellenza, per rivivere la scalata. Il primo passo di questa rinascita è stato positivo, ora non resta che continuare a camminare: «La squadra per me era di categoria superiore ma come dice mister Giuliano Melosi, secondo me giustamente, vincere non è mai facile e scontato. É stato un campionato in discesa e mi auguro che sia servito a mettere le basi per il futuro». La Serie D che ci attende però è tutt’altra cosa: «É un altro mondo, la Serie D è dura, torni in stadi veri contro squadre che hanno la tua stessa voglia di salire di categoria. Ok, non torni a Marassi o all’Olimpico, però si inizia a fare sempre più sul serio. É come la C2 di una volta, ci sono squadre organizzate con grandi giocatori. I ragazzi dovranno essere bravi ad entrare nell’ottica giusta, ma gente come Gazo, Giovio, Luoni, conoscono la categoria e hanno l’esperienza giusta per dire la loro contro qualsiasi avversario. Sono fiducioso. Ci rivediamo a luglio: io ci sarò».