Dalla Calabria a Varese. Per amore

La storia di Teresa, partita da Trebisacce per studiare comunicazione all’Università dell’Insubria. «Sono stata trascinata fin qui dal richiamo del cuore e dalla mia passione per teatro e recitazione»

È stato il cuore a suggerire a quale sarebbe stata la meta per i suoi studi fuori sede.
Da Trebisacce, comune di 9mila anime in provincia di Cosenza, Teresa è arrivata in città a 18 anni scegliendo di vivere da sola e lontana da casa, ma accorciando finalmente le distanze di un amore fino ad allora cresciuto con in mezzo più di mille chilometri d’asfalto.

«Fin da quando ho deciso di studiare – ammette Teresa – avevo in mente che sarei andata via dalla Calabria per frequentare l’Università e non posso negare che l’Insubria è stata la meta suggeritami dal cuore». Teresa, in quello che racconta, è una giovane che di passione vive davvero. «C’è stato un periodo in cui avrei voluto studiare medicina, ma alla fine ha prevalso la scelta di comunicazione, perché è una facoltà che ha più

cose in comune con me. Da quando avevo sette anni recito in una compagnia teatrale che per me è diventata quasi una famiglia. Ma poi amo anche andare a teatro, vedere film, scrivere. Tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione mi affascina».
Così, subendo il fascino della comunicazione per Teresa sono passati tre anni da quando è arrivata a Varese. E i suoi amori non si sono spenti. «Ogni volta che torno a casa anche solo per un breve periodo – racconta – non posso fare a meno di rimettermi a lavorare con la mia compagnia teatrale». Un gruppo, “L’Albero della Memoria”, che racchiude in sé un’altra passione: questa volta per il dialetto, la storia locale e quelle radici che affondano nel profondo della sua terra natale.
«Non stiamo parlando di recitare Sheakespeare – dice Teresa -, ma di mettere in scena spettacoli che noi stessi costruiamo, a partire da storie semplici, vissuti quotidiani e utilizzando il dialetto. Con l’obiettivo di divertire e di concedere, a noi e a chi viene a vederci, un momento di svago». Accanto al recupero della tradizione locale il teatro, in un piccolo Paese della Calabria, ha anche un valore sociale. «Grazie al teatro riusciamo ad aggregare tanti ragazzi, anche molto giovani, che altrimenti sarebbero in strada. Diamo loro l’opportunità di collaborare agli spettacoli, di esprimersi ed essere apprezzati per quello che fanno». Anche per lei, a sette anni, il palcoscenico ha rappresentato un’opportunità. «Per me scoprire la recitazione – dice – ha voluto dire vincere la timidezza. Ed è questo che mi ha portato ad essere quello che oggi sono». Una ragazza che appare solare, indipendente e fiera di quello che sta facendo.

A luglio Teresa discuterà la sua tesi di laurea triennale e in questi mesi si sta proprio concentrando su questo. Il tema scelto? «I messaggi subliminali nella Disney e nella pubblicità: è un argomento che mi affascina molto come quello che riguarda anche il linguaggio nella politica». Se le chiedi cosa pena per il suo futuro, risponde con un sorriso sulle labbra. «Il mio motto è sempre stato quello di pensare ai problemi quando arrivano e non prima. Quindi per ora non so davvero cosa farò dopo la laurea triennale».
Ma se proprio si deve sbilanciare, Teresa un sogno lo avrebbe ed è quello di trovare un lavoro. «Magari un tirocinio – dice – o una stage, per cominciare a guadagnarmi da vivere ed essere davvero indipendente rispetto alla mia famiglia che non si è mai risparmiata per me». E ancora una volta il mondo degli affetti prende il sopravvento, pensando a chi le ha permesso di arrivare fin qui.