Il sogno non resta nel cassetto, ma si realizza tra studio e lavoro

Alessandro Romano si diploma nel 2011 con il massimo dei voti e si ferma. «C’era la crisi, ho accettato un posto». Poi la svolta: «Io voglio laurearmi»

Il sogno di iscriversi all’Università lo ha tenuto nel cassetto per quasi un anno e poi, per forza, lo ha dovuto tirare fuori. Perché i sogni, è risaputo, nei cassetti ci stanno stretti:
proprio non ce la faceva a rinunciare agli studi.
Eppure il suo diploma in perito informatico specializzato in applicazioni web gli aveva servito su di un piatto d’argento un lavoro subito dopo il diploma, quando correva il 2011, anno orribile della crisi.
«Corre l’estate del 2011 – racconta Alessandro Romano – quando, dopo un’ora e mezza di orale, concludo il mio percorso di perito informatico specializzato in applicazioni web».

Per lui lo studio non è mai stato un problema e il voto lo conferma. «Non ho tempo di farmi prendere dall’ansia di conoscere il voto, perché nel frattempo ho già iniziato uno stage come sviluppatore web; comunque, il risultato non tarda ad arrivare: è quello che speravo e sognavo, è il coronamento di una grandissima dedizione, è 100 con lode».
«Se non ci vai tu all’università chi ci deve andare?!»: è quello che si sente ripetere da tutti eppure lui non può

decidersi a un passo così impegnativo. «Il 2011 è anno di crisi e non c’è bisogno che i miei genitori mi parlino per capire che non possono sostenermi , nonostante le borse di studio».
«Allora, vista anche la mia voglia di indipendenza, prendo coraggio e annuncio, soprattutto a me stesso, che non mi sarei iscritto, ma che avrei continuato a lavorare visto che nel frattempo, a settembre avevo già un posto di lavoro migliore del primo».
Passa un anno, ma non il pensiero fisso resta, è come se ci fosse un conto in sospeso. «Gli impegni si moltiplicano – dice ancora Alessandro Romano – perché mi butto in diverse attività, ma a maggio del 2012 ho già effettuato la pre-immatricolazione: è deciso, sarò un altro dei tanti studenti lavoratori della facoltà di informatica».
Lo studente lavoratore ha una vita tutta sua, scandita da ritmi serali e in compagnia ancora una volta della tecnologia.
«Per ogni esame ho tre giorni di permesso retribuito, dopo le 18.30 la piattaforma e-learning accompagna le mie serate e ho anche creato un gruppo facebook per avere informazioni da chi può frequentare i corsi: quanta invidia per chi può sentire le materie raccontate dai professori! Io che ero così bravo a prendere appunti, costretto a studiare su libri intonsi».
«Anche se i voti non sono sempre brillanti come spero, devo accettare quello che riesco ad ottenere al primo colpo: sono compromessi che non avrei mai voluto stringere, ma sinora non ho mai fallito un esame».

E il sogno di continuare a studiare, una volta uscito dal cassetto ha davvero una forza inattesa. «Ho passato al primo colpo persino Analisi e Algoritmi usando le mie ferie per frequentarne le lezioni». Certo lavoro e studio per lui sono un tutt’uno visto che il campo è sempre quello informatico.
«Ma lavorare nello stesso settore della facoltà in cui sono iscritto è una preziosa arma a doppio taglio. In tanti argomenti – spiega- rivedo in forma teorica ciò che uso concretamente nel quotidiano, ma altre volte il pragmatismo che ho maturato al lavoro non è accettato».
Della sua scelta non è per nulla pentito «Apprezzo molto che all’Insubria ci siano laboratori pratici: se vogliamo competere con il resto del mondo è necessario che gli universitari siano in grado di essere impiegabili in tempi stretti in ambienti produttivi. Meno forma mentis, più forma practice, almeno in informatica».