I “ragazzi pazzi” sono pronti al live

Si chiama TeeNuts ed è una band nata dal talento di un direttore d’oratorio e dalla grinta di un papà. Poi i giovanissimi protagonisti che il prossimo 5 giugno si esibiranno per la prima volta: divertendosi

TeeNuts: arriva la band “made in Mezzana”. È tutta una questione di talenti, l’esperienza che porterà un gruppo di una ventina di ragazzi a calcare per la prima volta le scene esibendosi in concerto il prossimo 5 giugno. Ci sono voluti il talento di un direttore d’oratorio «che non timbra il cartellino», di un papà che arrivando da “forestiero” s’è fatto coinvolgere e di un gruppo di ragazzi dagli 11 anni in su, pronti a mettersi a confronto, collaborare e superare le timidezze. Ne è nato un gruppo che proporrà il primo live nel “Giugno mezzanese”, festa popolare che organizza la parrocchia con la comunità.
Il progetto è partito «dopo il concerto di Natale del coro dei ragazzi – spiega , direttore dell’oratorio e del coro – Sono una quarantina tra elementari, medie e superiori. Ci siamo chiesti: “Perché non proponiamo a quelli più grandi un progetto musicale che li coinvolga partendo dai loro gusti?”».

Dalla parola all’azione il passo è stato breve e si è iniziato con il reclutamento. «Avevamo già un gruppetto di ragazzi che segue , un papà, che da qualche anno si è reso disponibile a insegnare chitarra». La cosa bella di questi artisti alle prime armi, alcuni studiano uno strumento, è che «si mettono in gioco in maniera diretta, superando timidezze e vergogna. Con grande entusiasmo hanno scelto i loro pezzi per esprimere quel che hanno dentro.

Un mondo che spesso gli adolescenti non riescono ad far emergere a parole».
Ma da dove arriva il nome TeeNuts: «Visto che siamo tutti un po’ fuori di testa nel voler tentare un’avventura del genere, si è composto il nome: Teen=ragazzi + Nuts=pazzi».
Cardani, ristoratore di mestiere, da qualche anno imbraccia la chitarra per i ragazzi di Mezzana. «Venivo da fuori e quest’impegno mi ha coinvolto nella vita della parrocchia. A poco a poco ci si conosce, da quattro i ragazzi sono diventati tanti». Una maniera amatoriale di scoprire la musica. «A loro spiego sempre che c’è chi suona e chi strimpella come me che usavo la musica da giovane come antistress e superavo i momenti di tensione dello studio. Ai ragazzi di solito dico che se scoprono una passione forte o se sono dotati, io sono per il maestro di musica».
Tanta buona volontà: questo è l’ingrediente della band che ora attende il live. «Speriamo che il panico non arrivi e che riescano ad accettare lodi e critiche» prosegue Matteo. Tutto questo «senza l’interesse extra di Davide non si sarebbe fatto. Le ore che abbiamo dedicato sono tutta passione che va oltre il suo ruolo di direttore d’oratorio. È la classica persona che non timbra il cartellino». Greta, Giulia, Giorgia e Michela sono undicenni con un po’ di “fifa” del palco, ma certe del gruppo».

Anche Fabiola non vuole fare figuracce e spiega: «Con questa esperienza ho legato molto di più con tutta la band». È d’accordo Elena che dice: «Ho legato con persone con cui non avevo rapporti. Sul palco voglio cantare e condividere la mia voce con gli altri».
Potersi esprimere cantando è la speranza anche di Matilde. Mentre a Francesca, Alessandra, Arianna, Giacomo Giulia, Alessandro piace cantare, suonare, stare con gli altri, ma temono di sbagliare, dimenticare le parole o che ci sia troppa gente o che il pubblico sia severo.
Alessia ricorda «le risate durante le prove», e non vorrebbe «bloccarsi e non riuscire a mettersi in gioco» dopo che ha scoperto «persone nemmeno calcolate che sono quelle con cui ora mi trovo meglio». Rachele crede che «ognuno nel suo piccolo sia stato molto bravo». Tommaso e Lorenzo sono accomunati dal non avere paura di esibirsi. In particolare a Lorenzo è piaciuto «poter mostrare tutti gli anni di lezione di musica e poter esprimere ciò che veramente mi piace. Mentre suono la tensione praticamente è pari a zero».