Mano nella mano andiamo insieme incontro alla vita

Dal prossimo anno la rivoluzione del catechismo. «Cambiano i tempi, non più solo sacramenti»

La rivoluzione del catechismo sta al passo con i tempi e i cambiamenti della società.
Le équipe varesine sono già al lavoro: da settembre 2015 in tutta la diocesi di Milano, infatti, il catechismo inizierà in seconda elementare e la cresima si riceverà in quinta.
«La Chiesa ambrosiana è al lavoro per creare un itinerario affidato alle comunità cristiana per l’accoglienza e l’accompagnamento dei bambini , dei ragazzi e i loro genitori», spiega il responsabile del Servizio per la Catechesi, don, per tanti anni sacerdote a Varese.

Il catechismo dei piccoli cambia perché «sono cambiati i tempi. Ci sono contesti sociali e culturali diversi che ci permettono di dire che siamo in una condizione di nuova evangelizzazione».
«Ciò che fa parte della tradizione nell’accompagnamento dei bambini ha perso mordente, occorre quindi ripensare all’introduzione complessiva alla vita cristiana, non solo all’aspetto specifico dei sacramenti. Va ripensato sia in rapporto ai ragazzi, ma anche e soprattutto ai genitori. Il tutto in un’epoca in cui non è

più scontato il consenso valoriale tra parrocchia, scuola, famiglia e di tutte le figure educative nell’accompagnarli alla vita cristiana». Sono tanti i fattori che oggi mostrano una realtà diversa dal passato.
«L’esperienza umana quotidiana è sempre più singola, l’individuo è concentrato sui ritmi infernali che tutti viviamo. Così diventa difficile creare relazioni che permettano si sviluppare un senso di appartenenza partecipata alla vita della comunità cristiana».
Cambiano anche le tempistiche, anticipando il percorso.
«Tutto parte dalla richiesta del battesimo, passando per la celebrazione dei sacramenti, dalla preadolescenza fino ai 14 anni. L’attenzione a ogni momento della crescita permette di sviluppare il percorso dell’iniziazione cristiana già dai sette anni».

I piccoli iniziano quindi il loro approccio al catechismo con un anno di anticipo – sono molteplici le sperimentazioni fatte in questo senso negli ultimi anni in diverse parrocchie della diocesi – e concludono prima anche l’iter che li porterà alla cresima.
«Si tiene ben presente che al giorno d’oggi, dagli 11 anni in poi comincia una fase problematica della vita, si anticipa l’adolescenza. Spesso i catechisti faticano a gestire il periodo di cambiamento dei preadolescenti, che si sentono più vicini a figure educative magari più giovani nelle quali possono rispecchiarsi. In quel momento vivono meglio il rapporto con animatori ed educatori, ma sempre sostenuti da adulti e da chi segue l’iniziazione cristiana».
Il coinvolgimento e l’attenzione dei genitori non è meno fondamentale.
«Si stringe un patto educativo con la famiglia che sceglie di far crescere il proprio figlio all’interno della comunità cristiana coinvolta nella formazione di fede dei bambini e dei ragazzi».
Come in una famiglia, con pregi e difetti, s’intessono relazioni che permettano di vivere e operare con un comune obiettivo.

Il catechismo non deve essere una delle tante attività nella vita di un bambino, bensì far parte di un modo di vivere.
«Il rischio che sia un semplice “parcheggio” o un momento di istruzione come gli altri c’è – dice don Antonio – Il problema di fondo, invece, è quello di vivere un’esperienza significativa nel tessuto reale della vita di una comunità per poter dire che è bello essere cristiani, ma soprattutto che è bello vivere da cristiani».
Mamme e papà sono chiamati a «ricomprendere di essere dono per i figli e testimoni adulti della fede. Questo anche se non mancano le difficoltà per situazioni di conflittualità, di separazioni o nuove unioni. Il compito di essere genitori è per la vita».