Omicidio Rea/ Riesame: Parolisi reclama la sua innocenza

L’Aquila, 22 ago. (TMNews) – Ha parlato per un quarto d’ora dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame dell’Aquila ed ha confermato la sua versione dei fatti su quel 18 aprile Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell’Esercito accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate. Parolisi, arrivato dal carcere teramano di Castrogno alle 9.20, apparso smagrito e confuso, ha replicato dunque per la prima volta alle accuse di due Procure e sei Pm, accuse che lo vedono indagato per omicidio volontario aggravato da legami di parentela, crudeltà e vilipendio di cadavere in eventuale concorso.

Parolisi ha ribadito che il 18 aprile, giorno in cui fu uccisa Melania, erano entrambi con la figlioletta Maria Vittoria sul pianoro di Colle San Marco. Avrebbe poi perso le tracce di Melania, e avrebbe poi iniziato a chiedere aiuto alle persone che si trovavano sul posto. Non c’era dunque, ha detto, nel bosco di Ripe di Civitella dove sua moglie veniva assassinata.

L’udienza vera e propria è iniziata poco dopo le 10.30, dopo una sospensione di un’ora richiesta da Greta Aloisi e Davide Rosati, i due sostituti procuratori di Teramo titolari dell’inchiesta. Un’ora servita ai due pm per visionare per la prima volta la memoria difensiva di 150 pagine depositata stamane dai due legali di Parolisi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile.

Tra i punti cardini della memoria: la data e l’ora della morte di Melania, la presenza dei cellulari dei due coniugi nella zona di Colle San Marco, e le tracce di Dna rinvenute sul corpo della 29enne di Somma Vesuviana. Presenti nell’aula D del palazzo di giustizia dell’Aquila anche due dei tre consulenti di parte della difesa, Emiliano Giardina, genetista dell’università di Tor Vergata di Roma, e Roberto Cusani, docente di ingegneria delle telecomunicazioni all’università La Sapienza.

Giardina ha di fatto chiesto un supplemento di indagine per ulteriori accertamenti sulle sei tracce di Dna misto rinvenute sui polpastrelli e sotto le unghie del cadavere di Melania. Cusani dal canto suo ha invece messo in discussione le risultanze dei tabulati telefonici presentati dall’accusa, secondo i quali Parolisi quel 18 aprile non sarebbe mai stato a Colle San Marco. “I dati non consentono di affermare con certezza” che Parolisi fosse sul pianoro piuttosto che a Ripe di Civitella, ha affermato Cusani. “Non contesto i risultati degli investigatori, qualcosa di probabile e possibile è diventata quasi certa, e questo non lo ritengo corretto”, ha proseguito il consulente riferendosi alle conclusioni degli inquirenti secondo le quali il caporal maggiore il 18 aprile non sarebbe arrivato a Colle San Marco prima delle 15.27.

L’udienza si è chiusa alle 15.20 e Parolisi è stato nuovamente riportato a Castrogno, mentre all’uscita i suoi legali non hanno voluto rilasciare dichiarazioni: “Siamo soddisfatti”, si è limitato ad affermare Biscotti. Domani il Tribunale del riesame dovrà decidere se confermare il carcere o restituire la libertà al caporal maggiore dell’Esercito.

Xap/Ral

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