Busto, il caffè della dignità “servito” dal giudice Novik

BUSTO ARSIZIO Un caffè offerto ai detenuti dai familiari, durante una pausa del processo. E un no, quello della polizia penitenziaria, per ragioni di sicurezza. Superabile solo in un modo: con un gesto del presidente della sezione penale del tribunale, Adet Toni Novik. Ecco come lo legge l’avvocato Roberto Porrello, del foro di Busto.
Non è il caso di scomodare l'”habeas corpus” ma il gesto di Adet Toni Novik, presidente della sezione penale del Tribunale di Busto Arsizio,

che qualche giorno fa ha permesso agli imputati detenuti, in un momento di pausa, di ricevere dai parenti il caffé, merita di essere segnalato. Gli agenti della Polizia penitenziaria, per motivi di sicurezza, si erano opposti ma il presidente, al di là di ricordare che la disciplina e la direzione dell’udienza spetta al magistrato, ha acconsentito alla richiesta sottolineando, tra l’altro, come non ci si trovasse di fronte a dei novelli Sindona. Per di più il distributore automatico era vicino all’aula d’udienza e i parenti dei detenuti avrebbero dovuto percorrere solo pochi metri dalla “macchinetta” al luogo  dove si trovavano i loro cari. Un piccolo gesto quello del magistrato ma di grande significato. Il rispetto dell’uomo, di qualunque uomo, in qualsiasi stato egli si trovi, a maggior ragione nei momenti più difficili, non deve mai mancare. Il Giudice ha il dovere di decidere se l’imputato sia o meno colpevole, infliggendogli, in caso di accertata sua responsabilità, la pena del caso, ma non ha il diritto di calpestarne la dignità. Vittorio Mathieu, grande filosofo, accademico dei Lincei, ha affermato che della dignità dell’uomo non basta essere persuasi, occorre metterla in pratica. Ecco, l’episodio avvenuto nell’aula del Tribunale penale è stato proprio un esempio di come il valore della dignità umana possa concretizzarsi. Per tutti, dentro e fuori le sbarre, è stata una grande lezione di civiltà. Novik ha dimostrato che chi gli stava di fronte, al di là dei fatti per i quali veniva processato, era un “qualcuno” e non un “qualcosa”. Un piccolo, grande gesto.

m.lualdi

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