«Abbiamo bisogno di una sede secondaria»

La dirigente scolastica del “Crespi” Boracchi ribadisce la necessità dopo l’incontro di lunedì sera

Le eccellenze scolastiche bustocche sono “troppo” attrattive: tutti i principali istituti superiori in cerca di nuovi spazi. «Abbiamo bisogno di una sede secondaria che ci dia respiro» ammette la “preside” del liceo Crespi, Cristina Boracchi.

Il caso del Liceo classico, linguistico e delle scienze umane “Daniele Crespi”, oggetto di un incontro in Provincia lunedì, ha visto l’ente di Villa Recalcati e il Comune attorno ad un tavolo per dirimere la questione della sede staccata, oggi ospitata nell’ex liceo artistico di piazza Trento e Trieste. Sono ben quindici le aule “distaccate” del Crespi.

«Abbiamo riscontrato un’ottima disponibilità delle amministrazioni per trovare una soluzione, interloquendo nel rispetto reciproco dei ruoli – sottolinea la professoressa Boracchi – il problema non si pone a breve termine ma nel medio-lungo periodo, in un arco di tre anni».

Servono ristrutturazioni ma occorre reperire fondi. «Abbiamo bisogno di una sede secondaria che ci dia respiro. Se non è in piazza Trento e Trieste, si dovrà trovare un’altra soluzione, è vero che c’è stata un’eccezionalità dell’ultimo biennio con l’attivazione di undici sezioni, ma anche con nove-dieci sezioni al primo anno, il numero giusto per un istituto con tre ordinamenti come il nostro, nella sola sede principale non ce la facciamo».

Ma la ristrettezza degli spazi del Crespi è solo l’ultimo caso di una lunga serie. Perché alle porte di Palazzo Gilardoni e di Villa Recalcati, ente competente per quel che riguarda l’edilizia scolastica delle superiori, hanno già bussato altri dirigenti scolastici per ottenere nuovi spazi per fronteggiare la costante crescita di iscritti. Se il “Crespi” dovrà limitare a nove-dieci sezioni le iscrizioni alle classi prime per il prossimo anno scolastico, analoghe restrizioni sono state introdotte lo scorso anno anche al liceo artistico Candiani, all’istituto tecnico economico Tosi e, per il “pubblico non statale”, agli istituti Fiorini e Pantani della galassia Acof.

In via Manara, il dirigente scolastico dell’artistico-musicale-coreutico (1350 studenti in tutto) sarà costretto, per limiti strutturali, a stoppare le iscrizioni «intorno ai 240-250 nuovi iscritti», nonostante si preveda una richiesta ben più alta.

Il progetto di ampliamento, con la realizzazione di una nuova ala con aule e auditorium nel cortile della parte storica è già pronto ma è fermo in attesa di finanziamenti, visto che la Provincia è a secco di risorse.

Anche all’Ite Tosi, che conta ben 1975 studenti, gli spazi sono ridotti al lumicino, tanto che si è scelto (anche se non solo per ragioni logistiche) di posizionare la sede del Laboratorio per l’Occupabilità, finanziato dal Ministero, fuori dal complesso di viale Stelvio, nei locali messi a disposizione dal Comune ai Molini Marzoli.

È alla ricerca di spazi anche l’istituto Olga Fiorini-Pantani: con l’arrivo di cento nuovi iscritti nell’ultimo anno, la sede di via Varzi è diventata troppo piccola. Eppure in viale Duca d’Aosta, dall’altro lato della strada rispetto al Municipio, c’è l’ex Calzaturificio Borri che, da Pgt, dovrebbe avere un utilizzo di tipo scolastico. Ma servono fondi per realizzare un progetto simile.