«Basta ospiti allo scomodo tavolo. Dopo l’inceneritore stop ai rifiuti»

Il dibattito - Borsano torna ad alzare la voce all’incontro organizzato da Brasca

– Il biogas al posto dell’inceneritore? Borsano dice no. «Abbiamo già dato. Nuovi impianti si facciano altrove». E il Movimento per Busto del candidato sindaco butta lì l’ipotesi di un referendum consultivo nel quartiere, se dovesse concretizzarsi l’idea, avanzata dall’ultima assemblea dei soci Accam, di realizzare un impianto per il trattamento dell’umido sull’area oggi occupata dal termovalorizzatore., già portavoce del comitato ecologico di Borsano, lo spiega con una metafora inequivocabile: «Pensate che siamo in 27 amici e venite sempre a casa mia a mangiare. Bè, ad un certo punto basta…».

I 27 amici sono i Comuni soci Accam e la “cucina” è l’inceneritore Accam, che da 40 anni risolve i problemi di smaltimento dei rifiuti di tutto il territorio del Basso Varesotto e dell’Altomilanese. «Adesso a Borsano non si cucina più» sintetizza il capolista del Movimento per Busto .
Perché l’assemblea dei soci Accam del 16 maggio ha stabilito, con la non partecipazione al voto del Comune di Busto Arsizio (l’assessore aveva dichiarato le sue perplessità

sulla soluzione adottata), che dopo lo spegnimento dell’inceneritore, da attuare entro la fine del 2017, Accam realizzerà un impianto per il trattamento dei rifiuti organici sempre sulla stessa area di Borsano. «Perché stavolta non andare da uno degli altri 27? – si chiede Franco Gorletta – siamo da 40 anni una zona a vocazione rifiuti, perché se qualcuno non se lo ricorda c’erano anche i vasconi che raccoglievano tutta la fogna di Busto a 100 metri dell’inceneritore, e siamo ancora qui a parlare del biogas? È una questione di rotazione degli impegni e dei disagi: non si tratta di dire “no” per partito preso, ma nel momento in cui si deve realizzare un nuovo impianto non si capisce perché ad accollarselo debba essere sempre Borsano». Tra i presenti alla serata organizzata dal Movimento per Busto alla Casa della Salute, la contrarietà ad un’ulteriore “pegno” da pagare ad Accam appare così unanime.

Soprattutto se al posto della più innocua fabbrica dei materiali – «favorevole», per ammissione dello stesso ex consigliere comunale (ex Cinque Stelle), anche il Movimento per Busto – il futuro è un impianto che potrebbe portare puzze oltre che traffico. «Spegnere l’inceneritore senza realizzare un centro di riciclo vuol dire lasciare gli stessi danni altrove, dove si smaltiranno i rifiuti dei Comuni Accam – sottolinea Sablich – ma Borsano è stufa di avere gli impianti sul suo territorio». Tanto che uno dei borsanesi presenti ammette: «Dal punto di vista etico, siamo una comunità che ha già dato. Non se ne dovrebbe discutere nemmeno». E Roberto Gorletta chiede che «vengano resi pubblici gli studi epidemiologici fatti dall’Asl e i carotaggi effettuati dall’Arpa sul terreno di Accam», per capire quali sono le reali conseguenze sulla salute e sull’ambiente dopo 40 anni di inceneritore.