Busto come l’Isis in Siria. Il no di Ferrario

L’architetto da sempre difensore dei prestigiosi patrimoni della città si scaglia contro l’ipotesi di demolizione del “Conventino” di via Matteotti

– «La tutela dei beni storico-architettonici a Busto? Allo stesso livello dell’Isis in Siria e in Iraq». Non lascia scampo l’architetto Giovanni Ferrario, da anni appassionato difensore degli immobili architettonici di pregio della città, che commenta così – «non c’è limite al peggio» – la notizia dell’ipotesi di una demolizione del “Conventino” di via Matteotti, lasciata trapelare dall’assessore alla cultura Paola Magugliani.

«Pare che la “tutela” dei beni storico-architettonici in quel di Busto possa avere un paragone solo con la “tutela” messa in atto dall’ISIS sui monumenti in Siria e in Iraq – lo sfogo di Ferrario in una lettera aperta – dopo la ciminiera di via Pisacane, tocca al Conventino di via Matteotti: uno tra gli edifici più antichi ed interessanti di Busto, le cui origini risalgono, forse, al XVI secolo, oggetto di studio negli anni da parte di studiosi locali e di colleghi architetti,

anche docenti di restauro del Politecnico di Milano, di cui si propone – essenzialmente per motivi economici – una demolizione completa e la “riedificazione fasulla” di un edificio che gli assomigli». Per Ferrario è di per sé «inconcepibile, a meno che non si tratti di una provocazione», anche perché la giustificazione economica di una demolizione traballa di fronte ad un Comune che «non si è mai fatto tanti scrupoli ad utilizzare denaro pubblico per costruire nefandezze ancora incomplete come il palaghiaccio», così all’amministrazione e all’assessore vengono rivolte una serie di domande: «Perché decidere l’abbattimento di un Bene storico per ricostruire qualcosa di vagamente simile ma senza più un’anima, né alcun pregio né alcun valore storico? E per insediarci quali funzioni?». E ancora: «Perché non richiedere di proseguire l’elaborazione dei progetti di restauro e di recupero già predisposti da valenti professionisti, arrivando per prima cosa ad avere le idee ben chiare su cosa dovrà essere il Conventino?». Ferrario prosegue: «Perché non mettere definitivamente in sicurezza le parti pericolanti – scongiurando quindi il problema sicurezza – e non iniziare a pensare ad un recupero graduale, per passi successivi e quindi senza disporre fin da subito dell’intera somma necessaria per l’intervento complessivo, cominciando da ciò che è più urgente fare?». E infine: «Perché non iniziare ad utilizzare per il restauro quanto il Comune dovrebbe incassare a seguito della mancata realizzazione del parcheggio interrato di piazza Vittorio Emanuele?».