«Busto merita molto di più. E lotteremo per averlo»

Il sindaco Antonelli e un 2017 cruciale: «Voglio una città più attrattiva e più considerata»

«Busto troppo sottovalutata. Ha bisogno di rifarsi l’immagine e di battere cassa alle istituzioni per vedere riconosciuto il suo ruolo chiave di motore economico del territorio». È la mission di Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, 57 anni ieri, alla vigilia di un 2017 «cruciale» per la sua città.

Completamente. Come tempi e spazi in peggio, non ho più una vita personale. Ma in generale in meglio, a me piace fare il sindaco. Non pensavo che avesse questa importanza per i cittadini, ma a me fa piacere essere fermato, sia per le cose belle che brutte.

Per qualsiasi esigenza, i cittadini si rivolgono al sindaco, lo sentono vicino e lo vedono in giro tutti i giorni. Mi chiedono di tutto, anche al di là delle competenze del Comune. E io ascolto tutti.

Un anno cruciale. In questi mesi abbiamo iniziato a progettare tante cose e non è vero che finora stiamo solo concludendo quello che i nostri predecessori avevano mandato avanti, perché abbiamo progettato tanto di nuovo. Da gennaio partiranno i lavori e saranno mesi cruciali per vedere se riusciamo a realizzarli come io voglio. E poi c’è questa campagna per promuovere la città, su cui conto molto.

Vogliamo che la città sia sempre più attrattiva. Lavoro, commercio, nuovi residenti, tutto si collega. Non è che Busto non sia stata lanciata in passato, ma abbiamo ereditato tante eccellenze, è giusto sfruttarle per far crescere la città. Adesso abbiamo fatto realizzare, gratuitamente, un video per promuovere le bellezze di Busto: lo proietteremo alla piscina Manara per la World League ma ne faremo altri per sfruttare ogni vetrina promozionale.

È sottovalutata tantissimo. Ma anche il biglietto da visita che offre non è il massimo: me lo ha scritto anche una signora finlandese che vive a Busto da 15 anni. Entrando in città non si percepiscono le potenzialità che ha Busto, anche se poi chi viene a viverci si trova benissimo. Abbiamo le scuole migliori, impianti sportivi che tutti ci invidiano, tre stazioni, un golf club, siamo vicini a Milano e a Malpensa. Ma, ad esempio, le grandi catene commerciali non vengono ad aprire a Busto.

Dobbiamo sfatare questo primo impatto negativo. Anche dal punto di vista estetico, dando una ripulita agli accessi. Penso al sottopasso dei Cinque Ponti, con tutti quei cartelloni pubblicitari incontrollati, uno schifo. O al sottopasso della stazione, sporco e degradato. Avremmo bisogno di soldi per le manutenzioni, ma per le spese correnti siamo all’asso.

Varese giustamente sfrutta il fatto di essere capoluogo, ma Busto avrebbe anche più diritto ad avere risorse da investire, visto che la base produttiva della provincia è qui. Oltretutto abbiamo Accam, le autostrade, paghiamo in termini di inquinamento: almeno ci compensino. Ora, starà a noi andare a rompere le scatole in Regione e a Roma per ottenere qualcosa in più, perché ne abbiamo bisogno.

Difficile. All’incontro con Maroni sul Patto per la Lombardia, abbiamo scoperto che ci sono fondi per le infrastrutture ma non per le nostre incompiute. Ecco perché partiremo con il progetto di una pista ciclopedonale che colleghi Gallarate, Busto e Castellanza, a partire dai tratti già esistenti sul Sempione.

Lavorare insieme con 27 Comuni è difficilissimo, prevalgono interessi politici ed elettorali più che il bene della società. Penso alle collaborazioni tra Comuni confinanti: sulle cose concrete è più fattibile.

Sono tre o quattro quelli a cui tengo molto, posto che opere come il posteggio San Michele, che parte settimana prossima, o la via Lonate, al via a maggio, non sono in discussione. La caserma dei carabinieri, su cui stiamo facendo passi avanti. La mensa della zona industriale. Il palaghiaccio. E il sottopasso di Sant’Anna. Lascio da parte il Borri perché con un milione a disposizione non sappiamo ancora come chiudere la partita. Dovremo rivolgerci ai privati. Ma è fondamentale per il rilancio dell’attrattività di Busto.

In politica dire che non è più un problema è sempre azzardato, ma andiamo d’accordo. Ora c’è il bilancio, lo approveremo ma non è ancora quello che volevo io, troppo vincolato a poche risorse e pochi margini di manovra.