Busto sotto assedio adesso dice basta: «Lasciateci liberi di fare le “ronde”»

Il quartiere di Borsano in allarme dopo l’ennesimo raid: «Ormai viviamo nel terrore». E i cittadini spingono per le squadre di vigilanza, “armate” di cellulare e fotocamera

– L’ennesimo furto in casa scatena i cittadini di Borsano. «Perché non organizziamo delle “squadre di vigilanza”?». A lanciare la proposta, sui social network, è , trentenne che vive a Borsano e che non ne può più di sentire in giro per il quartiere più a sud della città di episodi di raid di ladri nelle abitazioni. L’ultimo caso, martedì sera in viale Toscana. «Non si può più continuare così – si alzano le voci di protesta sulle bacheche internet – Ormai ci sono persone, soprattutto anziane, che hanno persino paura di uscire di casa, nel timore di trovarsi i ladri in casa».

Perché i cittadini notano anche strane presenze in giro per il quartiere, come ad esempio una persona che girava per le strade con un tablet facendo fotografie. Così, anche se gli stessi cittadini ammettono che «ultimamente polizia e carabinieri si notano più spesso in giro per la zona», segno che il fenomeno viene monitorato con tutta l’attenzione possibile, emerge la convinzione che si debba scendere in campo per mettere «più occhi» a controllare presenze sospette e movimenti anomali in giro per il quartiere.

L’autrice della proposta, Noemi Frontini, le chiama “squadre di vigilanza”, intendendo dei gruppi organizzati di residenti che, soprattutto nelle ore serali, battono il quartiere di Borsano palmo a palmo per rendere più complicata la vita ai malintenzionati ma anche per segnalare situazioni sospette alle forze dell’ordine. Più una forma di controllo attivo di vicinato che delle vere e proprie “ronde”, anche se la distinzione tutto sommato è molto sottile. «Io mi ero già proposta, poi non se ne è più saputo niente» ammette Noemi, che ha lanciato di nuovo il “sasso” nella speranza che nel quartiere ci si possa organizzare.

Già un anno fa, infatti, sempre dalle bacheche web dei social network, l’idea delle “ronde” per la sicurezza a Borsano era stata lanciata da una delle vittime di uno dei numerosi raid di furti che avevano colpito sempre nello stesso periodo invernale. Il borsanese aveva pensato di promuovere «dei giri nel quartiere a gruppi di persone», senza sostituirsi alle forze dell’ordine deputate a tutelare la sicurezza, ma con l’obiettivo di «dare collaborazione e aiutare chi lavora alla nostra sicurezza con grande dedizione e poche risorse a disposizione». Si riuscirà questa volta a mettere in campo le “ronde” a Borsano? Ci spera , il leader del movimento civico La Voce della Città, che più di anno fa aveva chiesto, invano, l’autorizzazione al prefetto a formare le sue squadre di “sentinelle”, armate di pettorina, telefonino e macchina fotografica, seguendo il modello di alcuni Comuni lombardi che avevano istituito questi gruppi di osservatori sul territorio. D’altra parte, la polizia locale di Busto Arsizio invita costantemente i cittadini a «segnalare senza alcuna remora ogni situazione sospetta» che possa aiutare alla prevenzione della criminalità e all’identificazione di persone che commettono reati.