Casa e documenti falsi. Solo per farle prostituire

Arrestato rumeno di 43 anni: era latitante dal 2011. In manette anche due connazionali e un italiano

– Era latitante da cinque anni: preso il boss della tratta delle bianche. L’uomo era a capo di un vasto traffico di ragazze dalla Romania che una volta in Italia venivano costrette a prostituirsi a Busto Arsizio e dintorni. Anni di tenaci indagini: alla fine gli uomini della polizia di Stato, in collaborazione con l’ Interpol, nei giorni scorsi hanno eseguito un provvedimento di cattura di un rumeno, di 43 anni, latitante in Romania, nei confronti del quale la squadra mobile di Varese aveva avviato un’indagine nel 2011, culminata con una serie di provvedimenti di custodia cautelare in carcere.

A 5 anni di distanza, dunque, gli investigatori sono risaliti alla persona che organizzava il traffico di donne tra la Romania e l’Italia, un vero e proprio tuttofare che si occupava del trasporto, dei documenti, dei luoghi dove esercitare la prostituzione, dei conflitti tra prostitute e anche dei canali per il trasferimento dei proventi della prostituzione. L’inchiesta in prima battuta aveva portato all’arresto di due cittadini rumeni e un italiano per il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione; approfondimenti successivi, avevano permesso di identificare anche il boss 43enne, quale figura centrale nell’attività illecita, nel ruolo di facilitare l’ingresso in Italia di cittadine rumene per poi indurle alla prostituzione, affidandole ai connazionali per il relativo supporto logistico e la falsa documentazione necessaria.

L’uomo si faceva consegnare il provento guadagnato tramite versamenti Western Union. Era a lui, al boss, che venivano incanalati tutti gli incassi della lucrosa attività di vendita del sesso messa in piedi da altri connazionali che si preoccupavano di agevolare i canali di riscossione; il 43enne era il fulcro di un rodato sistema illecito, che consisteva nel procurare donne rumene da destinare alla prostituzione nella zona di Busto Arsizio, nel fornire loro una dimora, la falsa documentazione, e nel pretenderne parte del provento. Inoltre il “sistema” si preoccupava di fornire alle donne il luogo specifico dove esercitare il meretricio, risolvendo, laddove ce ne fosse stato bisogno, anche i conflitti tra donne sulla strada per la “tutela del posto di lavoro”. Le ragazze dovevano incassare il più possibile per evitare l’ira degli sfruttatori. Tra loro spesso nascevano vere e proprie risse per il mantenimento del posto migliore sulla strada.

Il 43enne, al fine di sfruttare quanto più possibile l’attività di meretricio, si prodigava anche nel ricercare i locali pubblici adeguati per favorire l’incontro con i potenziali clienti delle donne, creando un canale alternativo alla prostituzione su strada.

La pericolosità del boss, peraltro colpito da precedenti penali specifici commessi in Italia, è evidente. Conscio del pericolo di essere arrestato si preoccupava di raggiungere l’Italia il meno possibile, affidando a propri intermediari una parte dell’esecuzione materiale dei propri progetti criminali. Il provvedimento di cattura internazionale emesso e la collaborazione tra la polizia italiana e rumena hanno consentito l’arresto del ricercato in Romania e la successiva estradizione in Italia.