Coppia killer di Saronno, chiesti 14 rinvii a giudizio

L’istanza del pubblico ministero Maria Cristina Ria. Prima udienza davanti al gup di Busto il 18 luglio

– Si svolgerà il 18 luglio davanti al Gup di Busto Arsizio l’udienza preliminare dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, che vede coinvolti in particolare , ex vice primario del pronto soccorso di Saronno, e l’infermiera . Negli ultimi giorni, infatti, il pubblico ministero titolare del fascicolo d’inchiesta ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 14 persone.

A Cazzaniga sono contestati i quattro presunti omicidi, avvenuti secondo la Procura con sovradosaggio di farmaci, di e . In concorso con la compagna è contestato anche il presunto omicidio del marito di Laura Taroni, .

Tra le persone rinviate a giudizio ci sono in particolare, oltre ai due amanti, anche le figure chiave dell’inchiesta che ha prodotto alla fine del mese di novembre un vero e proprio terremoto nella sanità locale. Dal primario del pronto soccorso all’epoca dei fatti, , che attualmente si trova agli arresti domiciliari, a tutti gli altri medici che avevano fatto parte della commissione che aveva espresso un giudizio sul cosiddetto “Protocollo Cazzaniga”.

Nel 2013 d esempio Scoppetta in una relazione difese l’operato di Cazzaniga: «Il dottor Leonardo Cazzaniga è un medico con specialità in Anestesia e Rianimazione con esperienza consolidata di lavoro in Pronto Soccorso a cui è affidata nei suoi turni lavorativi esclusivamente la gestione della sala emergenza; nella sua carriera sono riportate solo lettere di encomio per la compliance con il paziente e nessuna segnalazione avversa».

«È indubbio – proseguiva la relazione del primario – che le scelte terapeutiche di questo professionista siano mosse dal controllo dei sintomi refrattari e non dalla induzione della morte del malato. Le scelte dei farmaci utilizzati (riportate anche dalla letteratura) sono condivisibili e basate sulla dimestichezza d’uso; l’utilizzo non comune a tutta l’equipe è dovuta al fatto che il dottor Cazzaniga era fino a pochi mesi fa l’unico rianimatore tra i medici di Pronto Soccorso e quindi l’unico ad avere dimestichezza con questi farmaci. Dopo attenta analisi dei casi clinici inerenti dell’anno 2012 e 2013 non ritengo si evidenzi una deviazione dei comportamenti tale da compromettere l’etica e la deontologia professionale degli attori coinvolti».