Fame di parcheggi alla Nord. Saturi i posti a pagamento

La pendolare Barbara Pozzi: «Avevo un abbonamento al parcheggio Monti. Ora c’è il numero chiuso»

– Fame di parcheggi alla stazione Nord: serve un ridisegno complessivo della sosta. I posti a pagamento sono saturi, le zone disco già istituite sono inutilizzate. Oltre la polemica sui “piccioni” si può lavorare per trovare un equilibrio. Anche perché il “caso” nasce da un problema, il “numero chiuso” ai parcheggi Agesp “Monti” e “Ferrucci” presi d’assalto dagli abbonati. Nella sua lettera-sfogo “da piccione”, la pendolare lo spiega: «Avevo fatto un abbonamento, che pagavo mensilmente al parcheggio Monti. Poi è stato deciso che quell’abbonamento non andava più bene. Ora c’è il numero chiuso».

Cosa è successo? Dei 365 posti auto messi a disposizione da Agesp nei parcheggi “Monti” e “Ferrucci”, quelli riservati agli abbonati sono in tutto 330. Un numero che si è rivelato insufficiente per soddisfare le esigenze dei pendolari che utilizzano lo scalo di Busto Nord. A ricostruire nel dettaglio la situazione è l’amministratore unico di Agesp Spa: «Fu sottoscritta tra l’allora Agesp Holding SpA (ora Agesp SpA) e l’amministrazione comunale di Busto Arsizio una convenzione,

datata 11 giugno 2004. In particolare, nell’ambito delle specifiche pattuizioni erano stati convenuti alcuni principi per le aree di sosta a pagamento in prossimità della stazione FNM, era stato previsto che era imprescindibile la realizzazione di posti auto tali da soddisfare le differenti esigenze di soste brevi o prolungate con inoltre, vista la tipologia di utilizzatori, la previsione di abbonamenti. L’andamento di utilizzo consolidatosi nel tempo ha fatto sì che tale eterogeneità di utilizzo potesse soddisfare tutte le diverse esigenze riservando, dei 365 posti a disposizione, 330 stalli agli abbonamenti e 35 alla rotazione». Ecco perché ad un certo punto i pendolari non hanno più potuto sottoscrivere gli abbonamenti a prezzi agevolati. Ma la numero uno di Agesp apre ad un’eventuale ridiscussione di tutta la questione: «Sono la pratica e l’esperienza che ci hanno fatto capire che con quei numeri venivano rispettate tutte le esigenze senza scontentare nessuno – puntualizza Silvia Gatti – ovviamente siamo a disposizione per modificare il tutto qualora l’amministrazione comunale dovesse ravvisare numeri diversi maggiormente confacenti alle (mutate?) esigenze dei cittadini».

Facendo un giro d’orizzonte nella zona attorno allo scalo ferroviario di Busto Nord, scopriamo innanzitutto come le “zone disco” già istituite nel quartiere Sant’Edoardo in realtà non aiutano alcun tipo di utenza. Emblematici sono i casi di via Turbigo e del primo tratto di via Bernardino Luini, dove è stato introdotto il disco orario ma i posti auto a strisce bianche sono quasi totalmente inutilizzati. Uno spreco, in una zona in cui c’è così tanta “fame” di sosta: probabilmente, per non scontentare i residenti della zona, si potrebbero studiare soluzioni diverse, come ad esempio ridurre le zone disco in base alle effettive necessità e magari limitarle solo ad alcune ore della giornata. Dove invece il disco orario non c’è e la sosta è libera, troviamo una serie di vie in cui la fila di auto dei pendolari è continua: via Ciro Menotti, via Vercelli, via Borgognone, largo Ticino, i tratti senza disco orario di via Luini e via Castelmorrone. Dall’altra parte rispetto alla stazione, via Concordia, via dei Mille, via Monti, via Cairoli.