I bambini di Laura Taroni sono due volte vittime. E hanno il diritto di vivere

I figli dell’infermiera ora sono in una comunità protetta

Laura Taroni, la presunta infermiera killer arrestata martedì scorso con l’amante e “angelo della morte” Leonardo Cazzaniga non ha più la responsabilità genitoriale sui due figli minori. I bambini hanno 9 e 11 anni: nelle intercettazioni la madre li ribattezza “angelo rosso” e “angelo blu” adesso i due piccoli sono stati affidati a una comunità protetta in Lombardia. Che a Taroni fosse sospesa la responsabilità genitoriale lo ha deciso con un provvedimento urgente il tribunale dei minori di Milano, su segnalazione della procura per i minori guidata da Ciro Cascone. Dalle intercettazioni è emerso come la madre avrebbe cercato di educare i due alla violenza e all’omicidio somministrando al figlio maggiore degli ansiolitici tanto che il bambino, intercettato, supplicava la madre di dargli “meno gocce” perchè “ieri non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto”.

Le vittime conteggiate in questa vicenda dovrebbero essere, ad oggi, complessivamente almeno sette: il conteggio dovrebbe comprendere anche i due bambini. E non solo per ciò che la madre avrebbe fatto loro. I due ragazzini sono vittime degli hater dei social che stanno saccheggiando il profilo di Taroni (rimasto ad oggi aperto e accessibile) utilizzando le foto dei bambini (pubblicate in modo legittimo dalla madre) per generare altri contenuti. Ma andiamo con ordine. I due bambini, che secondo alcuni (soprattutto il maggiore) la madre avrebbe cercato di allevare come dei killer sono oggi affidati a una comunità protetta. I medici dovranno in primo luogo capire fino a che punto la mala educazione a cui la madre li avrebbe sottoposti li abbia feriti. A che profondità abbia scavato nella loro psiche la convivenza con il male, con i pensieri omicidi.

Quanto abbia piagato il loro corpo la somministrazione di «farmaci pericolosi… senza reali necessità terapeutiche », come ricostruito nella richiesta di custodia firmata dai pm di Busto Arsizio. Un supplizio a cui i bambini cercavano di sottrarsi: «Stamattina non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, potresti fare meno gocce?», supplicava il più grande come già accennato. Dopo un periodo di “terapia attiva” — che si annuncia non breve — sarà lo stesso tribunale a decidere il futuro dei ragazzini.

Terapia attiva non breve significa che i medici dovranno a lungo lavorare sui due bambini per separare la realtà distorta entro la quale la madre gli avrva confinati, dalla realtà reale. Ciò implica un ricondizionamento dei valore, delle priorità: una rieducazione su ciò che è bene e ciò che è male, al fine da farne due adulti sani. Improbabile che siano dati in adozione, vista l’età. Difficile che presto possano essere affidati a Gabriella Guerra, la zia paterna di cui la Taroni «progettava l’omicidio — riportano le carte dell’inchiesta — rendendo partecipi del disegno i figli». Probabile che vivranno in comunità, in attesa della chiusura del procedimento penale che riguarda la madre. Per il procuratore Cascone, «è importante che, se possibile, i bambini non siano comunque separati».

Per il procuratore di Busto Arsizio Gianlugi Fontana è importante, giustamente, che i due bambini siano tutelati anche da noi. La stessa società civile che ne piange le sorti, ma che non esita a riempire di insulti la bacheca Facebook della madre. Bacheca che Taroni dal carcere non può chiudere e che nemmeno Facebook può oscurare in quanto un carcerato viene ritenuto persona capace di intendere e di volere: il social network, dunque, non si erge a censore.

Eppure stanno nascendo pagine tematiche sui social che danno sfogo all’insulto libero contro i due presunti assassini (Taroni in realtà sarebbe coinvolta nel solo omicidio del marito Massimo Guerra) che dalla pagina Facebook dell’infermiera pescano e pubblicano anche ,e foto dei figli minori. E questo, il Garante per la Privacy, forse potrebbe impedirlo. Fontana ha anche sottolineato come vi sia una sola intercettazione in cui Taroni parla della morte dei figli e come l’indagine non stia procedendo contro la donna per un presunto piano di infanticidio che non essendo mai emerso dall’inchiesta non esiste. Taroni non voleva, per quanto accertato, uccidere i suoi due bambini.