I migliori anni del pratone di via Meda: «Così restiamo bambini per sempre»

Una quarantina di ex compagni di giochi di Beata Giuliana si sono ritrovati

I “bambini” del palazzo di via Meda 1 si ritrovano dopo quarant’anni. Ex compagni di giochi nel cortile del condominio, «quando ancora nei condomini ci si conosceva tutti», ormai tutti cresciuti ma rimasti amici per sempre. E le rimpatriate si riempiono di ricordi.

Erano tutti bambini quando le loro famiglie abitavano nei 36 appartamenti del palazzo di Beata Giuliana. Allora era uno dei primi condomini del quartiere che nel frattempo è diventato uno dei più popolosi della città. Martedì sera una trentina di loro, “ex bambini” si è radunata alla pizzeria Capri di Gino Savino per una rimpatriata: ad un altro tavolo c’era anche il sindaco Emanuele Antonelli che, appena conosciuta la curiosa storia, ha voluto passare a salutare gli “ex bambini” di via Meda. È la quarta volta che si ritrovano, ormai è diventata un’abitudine.

«Nata quasi per gioco – racconta Susanna, una delle promotrici delle rimpatriate – con Patrizia ci frequentiamo ancora, con qualcuno eravamo rimasti in contatto, gli altri li abbiamo ritrovati attraverso i genitori». Così è stato creato un gruppo Whatsapp e ci si è potuti radunare tutti insieme. Proprio come quando, da bambini, si giocava tutti insieme nel cortile e nel pratone davanti al condominio. Una quarantina di “ex bambini” in tutto. Roba di almeno quarant’anni fa. «Il più piccolo è del ‘71, il più grande del ‘53 – raccontano – solo due, e qualche genitore, abitano ancora nel palazzo. Altri adesso sono lontani, uno è venuto persino da Parma».

Le serate si infarciscono sempre di ricordi e di aneddoti degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. «Giocavamo tutti nel pratone – raccontano – adesso c’è ancora, ma non ci sono più bambini. Passavamo le giornate facendo tutti i giochi di una volta. Nascondino, elastico, le biglie, le figurine. Ma anche la cartolina con la molletta nella bicicletta per mimare il rumore del motorino». Anche qualche invenzione, di un’epoca in cui non c’erano internet e la Playstation, come «la

macchina con le corde costruita con il vetro del televisore». E qualche marachella, ormai caduta in prescrizione: «Si andava a rubare l’uva a Verghera». Ma anche i giri su e giù dall’ascensore che suggerirono di mettere la chiave per poterlo usare. C’è chi ricorda i più grandicelli che facevano il giro del palazzo per portare tutti in chiesa alla domenica e quando si fece la colletta per comprare il tavolo da ping pong. Insomma, i migliori anni.