Il Gesù bambino africano da una bustocca speciale

A posizionare la statua nel presepe del Tempio Civico è stata la piccola Bonteldi Makada

Quest’anno il Gesù Bambino africano del Tempio Civico lo ha posizionato nel presepe la piccola , figlia di una famiglia congolese perfettamente integrata a Busto. «La cosa più bella di Busto? L’accoglienza». Parola dei genitori e , che vivono in città dal 2002 e si sentono ormai a pieno titolo “bustocchi d’adozione”.

È una bella storia natalizia quella raccontata giovedì mattina nella chiesetta di Sant’Anna a fianco del Municipio, in occasione dell’ormai tradizionale (dal 2010) cerimonia della posa del Gesù bambino africano nel presepe del Tempio Civico, iniziativa a cura della Junior Chamber International e dell’associazione Amici del Tempio Civico, che si è svolta di fronte ai ragazzi della classe Terza A dell’Istituto Maria Immacolata, al sindaco e all’assessore alla cultura .

«Una bella tradizione» sottolinea , di Jci, ricordando che dopo anni a sostenere la campagna anti-malaria, i fondi raccolti con il presepe al Tempio Civico quest’anno andranno ai terremotati e alla Siria. Il presepe riporta la frase di Papa Francesco “Gesù fu profugo” e vuole sensibilizzare sul tema dei migranti, oltre che sulla pace, anche alla luce di Berlino.

Così in prima fila c’era l’intera famiglia Makanda, papà, mamma e tre figli. «Hanno portato a Busto una storia straordinaria – li presenta , dell’associazione Amici del Tempio Civico – quando è nata la loro prima figlia, pesava 450 grammi e la davano per spacciata. Ma suo papà Masala aveva una Fede talmente forte che ha ringraziato il Signore. Poi la bambina ce l’ha fatta ed è cresciuta, e l’hanno chiamata Bonteldi, “Bontà di Dio”. Chi più di lei poteva prendere il Gesù Bambino nero e portarlo nel presepe?».

I Makanda erano «contentissimi» dell’invito a presenziare alla cerimonia: «Siamo per la pace e per la libertà – afferma il capofamiglia Masala Makanda, originario della Repubblica Democratica del Congo, vive a Busto dal 2002 e lavora alla Franco Tosi – noi abbiamo scelto Busto. È una città accogliente, dipende da noi migranti volersi integrare oppure no». Negli ultimi anni, con l’acuirsi del problema dei migranti anche in città, Masala non ha percepito differenze di atteggiamento: «La nostra vita va avanti, la vera preoccupazione è per questo disastro mondiale. Noi ormai ci sentiamo bustocchi, abbiamo più amici bustocchi che altro e la nostra casa è sempre piena di italiani». E se alla moglie Guna si chiede qual è la cosa più bella di Busto, lei risponde: «L’accoglienza. E la generosità delle persone, contrariamente a ciò che si pensa».