Il grido di San Giuseppe. «Senza ospedale quale futuro?»

Cislaghi portavoce del timore: «Coinvolgeteci, non lasciateci alla mercè di degrado e speculazioni»

L’ospedale unico avanza, il quartiere San Giuseppe trema. «Quale futuro per l’attuale ospedale? Coinvolgeteci per evitare che finisca come a Legnano». A lanciare l’allarme è l’ex assessore , storico portavoce del quartiere San Giuseppe, il quartiere dell’ospedale che guarda con grande preoccupazione a quello che succederà una volta che dovesse concretizzarsi il progetto dell’ospedale unico tra Busto e Gallarate.

Mentre i due Comuni preparano le schede urbanistiche, da consegnare al “comitato di pilotaggio” istituito da Regione Lombardia, per la definizione della collocazione della nuova struttura, che sarà comunque su aree di confine tra i territori comunali, i residenti del quartiere – sorto e sviluppatosi attorno al “nuovo Ospedale di Circolo”, a partire dalla sua edificazione, nel 1915 – iniziano ad alzare la mano per farsi sentire dalle istituzioni.

Perché a San Giuseppe tutto, o quasi, ruota attorno al presidio sanitario bustocco. A partire dalla Chiesa parrocchiale, che è parte integrante del complesso ospedaliero, fino al “Parco per la Vita” di viale Stelvio, vero cuore pulsante della vita sociale, che sorge su un’area di proprietà dell’ospedale, data in concessione al Comune di Busto Arsizio. E ancora, le attività commerciali e professionali e i servizi del quartiere, molti dei quali legati a doppio filo all’ordinarietà della vita di una struttura come l’ospedale che è una piccola città nella città. Senza dimenticare i progetti futuri, come ad esempio la nuova sede della Croce Rossa Italiana, da realizzare nella zona dell’ex eliporto dell’ospedale.

«Al di là delle decisioni sull’ospedale unico, su cui ognuno può avere le sue opinioni, ma che spetterà alla Regione e ai sindaci valutare, dal quartiere si alza la richiesta di essere coinvolti direttamente nei ragionamenti che si faranno sul futuro dell’attuale ospedale» mette le mani avanti Mario Cislaghi, assessore ai servizi sociali fino allo scorso giugno, ma soprattutto storico portavoce di San Giuseppe e “colonna” dei gruppi parrocchiali che animano la vita sociale del quartiere.

«Cosa succederà qui? – chiede Cislaghi – qui c’è un quartiere che è nato attorno all’ospedale e che per molti versi vive in simbiosi con l’ospedale. Ci aspettiamo che si inizi fin da subito a pensare al futuro del polo, affinché non venga abbandonato né tantomeno lasciato alla mercé della speculazione».

Il progetto di Regione Lombardia infatti, basa la propria sostenibilità finanziaria anche sulla possibilità di rimettere in gioco da un punto di vista urbanistico le aree degli attuali due ospedali di Busto e Gallarate. Un aspetto che solleva questioni: «A quali finalità verrà destinata l’area da riutilizzare? – la domanda – non lo dico con intento polemico, ma facendomi portavoce di una preoccupazione diffusa, visto che sembra che l’unica cosa di cui si parla è la collocazione del nuovo polo sanitario». Di qui la richiesta all’amministrazione comunale e alla Regione di avviare un gruppo di lavoro che, coinvolgendo rappresentanti del quartiere e dei commercianti, possa permettere di ragionare sul destino di San Giuseppe.