«Il pubblico che c’è a Busto non si trova da nessuna parte»

«Io davvero ce l’ho messa tutta»

«Un festival unico. Il pubblico che c’è a Busto non si trova da nessuna parte. Ecco perché gente come Verdone accetta di fare l’ospitata gratis». Parola del direttore artistico Steve Della Casa, in arrivo a Busto Arsizio alla vigilia del grande opening con Carlo Verdone. «Lui è una certezza. La sorpresa? Segnatevi Massimo Boldi».

(Ride) È un festival al quale sono molto affezionato. La cosa che mi piace di più è il rapporto con il pubblico. Perché a Busto Arsizio vedi un pubblico non di addetti ai lavori, ma di appassionati veri, zero snob, che non hanno nessun problema a dire se una cosa piace o non piace, e ti danno una verifica immediata. Rispetto ad altri festival che hanno pubblico di addetti ai lavori o comunque anche più vasto, ma fatto soprattutto di studenti universitari e di cinefili. Qui c’è un pubblico, come si direbbe a Torino, di signori Pautasso che se quella sera si sono annoiati non mancano di fartelo notare. Ed è proprio per questo che gli uomini e le donne dello spettacolo a Busto Arsizio ci vengono volentieri, e lo sottolineo, vengono gratis.


Sì, noi non paghiamo nessun ospite e questo è un aspetto di cui vado particolarmente orgoglioso, perché è tutta gente per la quale i cachet per le ospitate sono piuttosto alti. I grandi nomi vengono qui un po’ per simpatia, un po’ perché ormai si è sparsa la voce che è tanto pubblico e che qui c’è un pubblico vero. Ma l’altra cosa che mi piace del Baff, oltre alla passione del pubblico, è anche il sistema che, tra l’Icma, i cineforum, il lavoro nelle scuole, rende il festival un tassello dentro ad altre cose che si muovono.

Io davvero ce l’ho messa tutta per far sì che sia così. Un programma come al solito abbastanza vario, con tante cose diverse e tante sfaccettature sul mondo del cinema e della cultura. Forse la caratteristica particolare di quest’anno è che abbiamo messo molte cose bustocche, dalla Pro Patria al Codice di Busto, al documentario sulla nascita delle tv commerciali che parla della bustocca Telealtomilanese.

È un festival che da subito è stato molto bustocco, con qualche puntata limitata all’hinterland, da Legnano a Castellanza. Però va detto che a Milano un grosso festival di cinema non c’è. Ora, noi non siamo un grosso festival, ma siamo un buon festival, possiamo ambire a cercare di cominciare ad ampliare gli orizzonti. Quest’anno lanciamo un segnale, e vediamo cosa ne esce fuori. Se questo esperimento funziona, non è detto che non si possa pensare di espandere ulteriormente il festival. Ma non vorrei mai snaturarlo, perché, lo ripeto, il rapporto che c’è con il pubblico di Busto Arsizio è una peculiarità che non c’è davvero da nessuna parte. E io lo percepisco ogni volta che faccio il “giro dei cineforum”, come settimana scorsa.


Tecnicamente le serate dei cineforum, in cui parlo per un quarto d’ora e poi torno indietro, potrebbero anche sembrare un po’ una rottura di scatole, ma in realtà mi fanno molto piacere. Perché ormai gli spettatori mi riconoscono, mi fermano nell’atrio, mi chiedono informazioni, se metterò di nuovo questo o quell’altro. Per me è una cartina di tornasole abbastanza importante per capire che cosa i signori Pautasso, o forse a Busto Arsizio dovrei dire i signori Colombo o Crespi, amano davvero vedere al cinema.

La presenza di Carlo aiuta, perché ci sono parecchi nomi importanti, a partire da Catrinel Marlon. Diciamo così: Verdone è una certezza, è uno dei più grandi attori e registi italiani.

Ma quello che sarà secondo me una vera sorpresa per tutti sarà Massimo Boldi, perché quando parla e racconta di come dal sogno di musicista è passato alla realtà di attore dice cose tutt’altro che banali e molto profonde. Vedrete che sarà una bella chiacchierata quella che faremo con Massimo.