La Patronale di Busto: dimezzata ma intensa

Il protagonista più atteso alla festa è stato il neo sindaco. Un evento all’insegna di «fiducia e speranza»

BUSTO ARSIZIO

San Giovanni, dimezzato ma sempre intenso. Una Patronale senza Ringraziamenti, ma all’insegna di «fiducia e speranza», come auspica il nuovo sindaco Emanuele Antonelli: «Io ne ho tanta. Spero nei fatti di riuscire a trasmetterla a tutti voi». Con la Giornata del Ringraziamento rimandata «a settembre» – a ribadirlo è il primo cittadino annunciando «novità ancora più coinvolgenti per la comunità, che potrà non solo esprimere il suo grazie ma anche desideri e attesi» e l’intenzione di «portare la festa a turno nei quartieri, coinvolgendo i giovani, le eccellenze scolastiche, e chi ha servito la città in vari ruoli», ma anche di proporre «un’iniziativa di solidarietà strettamente connessa alla festa» – l’impressione che ne esce, anche per la partecipazione popolare, è di una Patronale in tono minore.

A Palazzo Gilardoni c’è solo la premiazione del “Bustocco ad honorem”, il greco innamorato di Busto Arsizio Giordano Chatzivassiliou. In Basilica, la Messa con il Vicario episcopale monsignor Gian Paolo Citterio e tutti i parroci della città, a conclusione della visita pastorale del cardinale Angelo Scola. È una festa di transizione, all’insegna del passaggio di consegne al governo della città.

Il “padrone di casa”, il Prevosto monsignor Severino Pagani esprime «una parola di ringraziamento per Gigi Farioli, per il compito che ha svolto per il bene comune in questi anni» insieme ad un «augurio per il nuovo sindaco, a nome di tutti i cristiani di questa città» prospettando ad Emanuele Antonelli «una preghiera sincera e una collaborazione leale affinché lui e i suoi collaboratori possano lavorare in soddisfazione, sacrificio e fecondità per il bene di Busto Arsizio». Il protagonista più atteso è proprio lui, il vincitore delle elezioni, alla prima Patronale con la fascia tricolore, ma anche con la giacchetta tirata da una parte all’altra per la formazione della giunta.

«È il momento in cui comunità cristiana e quella civile si riuniscono per celebrare il Santo Patrono e per rendere grazie e riconoscere l’impegno dei cittadini più meritevoli – il discorso di Emanuele Antonelli – è anche l’occasione per una riflessione sui problemi, in primis quelli sociali, e sulle legittime aspettative per il futuro. In questi mesi ho ascoltato molte persone, ho camminato tanto per le vie, trovandomi di fronte situazioni che nemmeno immaginavo.

Adesso è arrivato il momento di rendere finalmente operativo il programma che è stato premiato dai cittadini. Intendo procedere nel senso della continuità, sulle linee strategiche tracciate da chi mi ha preceduto, ma cercando di percorrere strade innovative che conducano all’obiettivo prioritario, il bene comune, che è fatto di piccole grandi necessità di tutti i giorni». Una promessa di concretezza, visto che Antonelli definisce il bene comune come «risposta semplice e rapida ai bisogni delle persone e delle famiglie», come «sostegno allo sviluppo delle imprese», ma anche come «inclusività e facilitazione alla partecipazione responsabile».

Il neo-sindaco chiama la città, forse per allontanarsi dalle beghe dei partiti: «Vorrei che ogni cittadino volesse sentire il Palazzo come casa sua, vorrei che le porte fossero sempre aperte, anche a chi critica – le parole di Antonelli – vorrei essere un sindaco tra la gente e per la gente, sempre disponibile ad ascoltare con umiltà e attenzione le problematiche e i consigli che vorranno sottopormi».

Anche perché, ammette Antonelli, «diventare sindaco è una delle cose più bella che mi siano capitate nella vita e che mi potranno mai capitare, è una delle cose più belle che possa capitare a chi tiene davvero ad una comunità, alla sua crescita, al suo benessere e alla sua valorizzazione».

E anche piccoli episodi, come la partecipazione al meeting degli oratori, sono di fatto serviti a dare «più forza alla voglia di fare del mio meglio e di mettere a disposizione tutte le mie capacità e il mio tempo per essere all’altezza non solo del passato e del presente di questa meravigliosa città, ma soprattutto del suo futuro».