«Le ciminiere sono il simbolo di Busto. Tuteliamole come monumenti storici»

La Manchester d’Italia - L’architetto Ferrario lancia l’idea all’amministrazione

C’era una volta la città delle cento ciminiere. Ora ne sono rimaste 17, ma per l’architetto
meritano un riconoscimento ufficiale «come monumenti storici. Sono il vero “landmark” bustocco». E c’è anche l’idea di «metterle a disposizione degli artisti per farne degli oggetti di arte contemporanea».

Intanto per una ciminiera storica arriva la certezza della sua conservazione: quella dell’ex Calzaturificio Borri. «Le ciminiere, lascito rilevante della passata società industriale, sono tra i segni distintivi più significativi che insistono sul nostro territorio – dice Ferrario, noto architetto bustocco, sempre attento agli aspetti storici legati all’architettura – Busto, quando le sue industrie erano all’avanguardia nel settore tessile manifatturiero, era conosciuta come la “Manchester d’Italia” e tra i suoi edifici svettavano circa cento ciminiere,

sorte la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo. Costruite con maestria ed abilità da squadre specializzate con laterizi di particolari forme e tipologia, le ciminiere arrivavano ad una altezza anche superiore ai 20 metri ed i loro corpi cilindrici si rastremavano elegantemente verso l’alto». Nelle foto d’epoca, le ciminiere fumanti che si stagliano sullo sfondo dei campanili di San Giovanni o Santa Maria rappresentano un segno distintivo della città industriale che fu. Oggi ne sono rimaste appena «17, sparse sporadicamente sul territorio», stando all’ultimo censimento citato dall’architetto Ferrario. Le più celebri sono quelle nei parchi sorti sulle ceneri dei capannoni, come l’ex Milani, oppure l’ex Venzaghi e l’ex Dell’Acqua di via Pisacane.
«Alcune sono state tagliate e ridotte in altezza, altre svettano ancora nella loro interezza. Alcune fanno ancora parte di complessi industriali, ancora attivi o dismessi, altre sono state doverosamente conservate e recuperate e fanno ormai parte dei “monumenti” cittadini – sottolinea Ferrario – ma tutte loro sono degne di essere considerate quali “landmark” significativi, frammenti di archeologie industriali sopravvissuti al loro tempo, veri e propri beni culturali da tutelare. Rimarcare la loro importanza per la città è una sfida all’indifferenza e alla speculazione che ancora oggi le mette a rischio».

Di qui la richiesta all’amministrazione di far sì che vengano riconosciute «ufficialmente come veri e propri monumenti storici da tutelare». Ma che possano anche essere oggetto di «un concorso fra giovani artisti per “dipingere” le ciminiere rimaste e renderle anche veri e propri esempi di arte contemporanea». Di certo una ciminiera speciale che verrà conservata è quella dell’ex Calzaturificio Borri. Lo conferma il vicesindaco e assessore all’urbanistica : «Al di là della prescrizione della Sovrintendenza, è sempre stata nostra intenzione mantenere in piedi la ciminiera del Borri come memoria storica». Dello storico edificio industriale verrà peraltro ristrutturata la parte della facciata che dà su via Duca d’Aosta. La legge non impone la conservazione di questi reperti di archeologia industriale: dipende sempre dal loro valore storico effettivo e dallo stato di conservazione.