L’edizione si tinge di giallo. «A rischio senza fondi»

L’allarme di Munari alla presentazione: «Nelle mani dell’Amministrazione»

Il B.A. Film Festival arriva al traguardo delle 15 edizioni, riuscendo a riscoprirsi insieme più bustocco ma anche più “milanese”, addirittura con un nuovo festival nel festival con la rassegna sulla videoarte. Ma è “giallo” sulla riduzione dell’impegno economico dell’amministrazione comunale. «Ci preoccupa molto – ammette il presidente della B.A. Film Factory – Vorremmo che il festival non venisse considerato come uno dei tanti eventi culturali della città».

Un fulmine a ciel sereno, dopo le rassicurazioni (l’ultima, alla presentazione a Roma in ottobre) e all’indomani di una campagna elettorale in cui tutte le forze politiche, come non mai, si erano spese per la tutela di una manifestazione spesso oggetto di controversie. A far venire qualche sospetto in conferenza stampa è il sindaco emerito , presidente dell’associazione “Amici del Sistema Cinema”: «Questo festival continuerà indipendentemente dalle istituzioni perché è una forza di popolo, della Busto che ha saputo fare industria e sognare, perché non nasce dal nulla ma dall’impegno delle sale d’essai e perché è un angolo in cui la passione delle scuole fa tornare attori e registi».

Poi all’assessore alla cultura tocca ammettere: «La delibera in giunta non è ancora stata approvata, ma probabilmente il contributo sarà di 90 mila euro e non più 100 mila. Solo una parte per il Baff, il resto al sistema cinema, soprattutto all’Icma». L’assessore chiarisce che «il sostegno al “sistema cinema” resta tale, ma viene suddiviso in modo diverso. Il Baff si è sempre rivolto agli sponsor e deve continuare a farlo, sulla base del principio di sussidiarietà, per consentire in futuro ad investire risorse per favorire nuove iniziative».

Ma il presidente della B.A. Film Factory Alessandro Munari ammette che il taglio dei fondi al festival «preoccupa molto, perché già noi facciamo molta fatica. Ci rendiamo conto dei problemi dell’Amministrazione, ma ogni anno è sempre più difficile e faticoso mettere in piedi una manifestazione di qualità».

Potrebbe creare problemi per il futuro? «Tutto è nelle mani dell’Amministrazione – fa sapere Munari – credo che debba considerare il festival un elemento importante e di forza della città, e non uno dei tanti eventi culturali. Magari è improprio e immeritato, ma io faccio il paragone con Venezia, che ha decine di iniziative culturali ma non considera il festival una delle tante». Tanto più che quest’anno il programma si è sforzato di venire incontro ai desiderata di palazzo Gilardoni, «che vuole una promozione di Busto a tutti i livelli».