Marco Sartori e le eccellenze della nostra città in giro per l’Italia

La riflessione dell’ex sindaco Gigi Farioli, partendo dalla figura del compianto presidente dell’Inail

Ancora una volta e al di là di ogni concessione retorica, le eccellenze bustocche si pongono all’attenzione nazionale. Così è stato, in maniera plastica ma assai efficace nella sala Orlando di Unioncamere Milano giovedì scorso. E lo è stato nel nome di , concittadino prematuramente scomparso che con grande capacità, passione e dedizione presiedeva l’Inail.

Per il quinto anno consecutivo, nel nome di Marco ed in partnership tecnica e culturale con un’altra eccellenza di Busto, l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, si è tenuto un concorso per cortometraggi di livello nazionale sul tema della sicurezza e del lavoro. Due temi inscindibilmente legati al taglio e alle priorità che l’allora presidente seppe imprimere all’Inail. Non secondo una concezione burocratica o statica, ma per consentire anche di fronte alle nuove dinamiche della demografia e della modalità

di approccio al lavoro, risposte in termini culturali, e perciò anche comunicativi, di prevenzione, assistenza, cura e riabilitazione. Tutto ciò secondo un concetto di tutela del benessere e della dignità non solo connessa al concetto di trauma o di infortunio. Quest’anno, guidati dal presidente , gli amici del B.A. Film Festival, dell’Icma e del sistema cinema bustocco hanno ancor più accompagnato, essendo riconosciuto il loro ruolo di livello, un premio che ha consentito anche il coinvolgimento al massimo livello dell’Inail, nazionale e regionale, presente con il presidente De Felice e il direttore generale Lucibello, ma anche Regione Lombardia, Comune di Milano e il mondo del cinema nazionale grazie alla presenza di . Un cinema che ancora una volta non è effimera cultura dell’immagine, ma che in coerenza con il sistema cinema bustocco fa cultura, con occhio alla realtà, all’uomo, ai suoi profondi e ineludibili bisogni, e al mutevole scenario contemporaneo. Un cinema che sa rappresentare, coinvolgere ed emozionare, ma anche che riflette le contraddizioni dell’oggi e fa riflettere sulle necessità di oggi e di domani. Come ha saputo fare Marco nella sua troppo breve vita. Come ha rappresentato, spesso come un’icona della precarietà, la Marta di “Tutta la vita davanti”. Come vuole continuare a rappresentare la cultura alta che incrocia fedeltà alla memoria e capacità di gestire, attrarre, risorse umane, economiche e sociali. E speriamo che questo sia solo l’ennesimo aperitivo.