Quattro calci al pallone per scordare gli errori

Oltre le sbarre - I carcerati battono 6-5 le vecchie glorie dell’Antoniana e chiudono un’annata straordinaria

– Una partita di calcio può essere molte cose: un divertimento, un lavoro, un modo per passare il tempo. Per qualcun altro può essere anche qualcosa di molto simile alla libertà. Quella vera, quella che ti manca come l’aria quando l’aria non c’è. È il caso dei ragazzi della “Nazionale” di calcio a 5 formata dai detenuti del carcere di Busto Arsizio: una squadra molto speciale nata grazie alla tenacia di Luca Cirigliano, fermamente convinto –

a ragione – che tutti i detenuti siano, prima di ogni altra considerazione, persone. Che hanno sbagliato, certo (e pagano per i loro errori), ma che nondimeno hanno tutto il diritto di redimersi, migliorare, rieducarsi. Anche, perché no, attraverso un torneo di calcio come quello che si è concluso ieri con la sfida tra la “Nazionale” le vecchie glorie dell’Antoniana. Per la cronaca, hanno vinto i detenuti 6-5: un risultato che non sorprende, visto che la squadra allenata da mister Cirigliano (molto più che un semplice tecnico, per quei ragazzi, che lo considerano ormai un amico fidato) è formata da elementi in possesso di ottime qualità fisiche e tecniche. Tant’è vero che hanno stravinto quasi tutte le partite del torneo, al quale hanno preso parte le squadre di varie realtà associative del nostro territorio. La “Nazionale” di via per Cassano – squadra multietnica: vi militano ragazzi italiani, albanesi, senegalesi – è stata protagonista il mese scorso anche di una clamorosa vittoria sul campo del carcere di San Vittore (prima storica trasferta del team). «Il bilancio di quest’esperienza è senza dubbio positivo – commenta Luca Cirigliano, artefice dell’iniziativa – Certo, come potete immaginare, gli ostacoli di natura burocratica e amministrativa non sono pochi. Ma con la buona volontà da parte di tutti, e col supporto della direzione della casa circondariale e delle guardie carcerarie, quello che qualche tempo fa sembrava un sogno, è diventato realtà». Naturalmente il progetto non si ferma qui: «L’anno prossimo mi piacerebbe far giocare i ragazzi sul campo da calcio esterno all’istituto» è il nuovo sogno di Cirigliano (oggi le partite si svolgono su un campetto di calcio a 5 situato in uno dei cortili interni al carcere). In quell’ora e mezza di partita, davvero i ragazzi allontanano la routine delle loro giornate fatte di noia, buio pesto, chiavi che girano nelle serrature e porte che si chiudono alle loro spalle. Correndo, scambiando la palla con i compagni, urlando di gioia per un gol, i cattivi pensieri vengono messi tra parentesi. Per pochi minuti, certo, ma il beneficio si sente eccome. Ed è una gioia per tutti veder giocare Samb, ragazzo senegalese con le movenze di una gazzella. Saverio, il portiere paratutto. Oppure Giovanni, spilungone albanese che fra tre giorni lascerà il carcere di Busto dopo tre anni e mezzo, finalmente libero. I suoi amici lo hanno abbracciato forte alla fine della sua ultima partita in carcere. Lui, con loro, avrebbe fatto lo stesso. Compagni di squadra e di destino. Prima di tutto, esseri umani.